L’adolescenza è il periodo più complicato della crescita. La psicologa Raffaella Annunziata ci spiega come rapportarsi ai figli.
L’adolescenza in psicologia indica quel periodo della vita in cui l’individuo inizia il suo percorso verso la conquista di tutte quelle abilità, e relative competenze, che si rivelano essere necessarie al fine di assumersi tutte le responsabilità che un adulto dovrebbe farsi capo. E’ una fase delicata e complicata e spesso i genitori non sanno rapportarsi ai figli, che diventano spesso irascibili.
La psicologa Raffaella Annunziata, durante il corso di quest’intervista, si spiega perché l’adolescenza è un periodo complicato e come bisogna comportarsi per guidare al meglio il proprio figlio in questo percorso.
L’adolescenza è quella fase che va dai 11, 12 anni, in cui inizia la fase puberale, fino a raggiungere i 21. E’ quella fase in cui si affrontano una serie di cambiamenti fisici, che sono legati anche nell’ambito delle relazioni sociali, che viene poi seguita dalla fase dei giovani adulti che va dai 21 anni fino ai 25, 26.
Sono due fasi molto diverse. L’adolescente si trova a metà tra l’infanzia e la fase adulta e si trova ad affrontare dei cambiamenti fisici, con il relativo sviluppo legato alla sessualità, intorno al quale ruotano anche dei cambiamenti psicologici che sono anche alla ricerca dell’indipendenza dalla figura genitoriale, alla consolidazione con i rapporti con i propri pari, le prime relazioni amorose. Tutti aspetti con cui il bambino non aveva a che fare prima. Tutti questi aspetti vengono consolidati e metabolizzati nella fase successiva, dove il giovane adulto ha completato lo sviluppo fisico, ha creato per quanto possibile la propria indipendenza, e si trova in quella fase della costruzione dell’identità anche a livello professionale. Sono due fasi ben collegate, nelle quali si affrontano delle sfide diverse. Il giovane adulto ha completato già una serie di passaggi e si trova ad affrontarne altri preparatori per la vita adulta.
Influisce molto il cambiamento fisico e ormonale che avviene in questa fase. Quando è ancora un bambino lui non si accorge di questi cambiamenti, ma sono i genitori a rendersene conto, mentre nella fase dell’adolescenza sono i ragazzi o le ragazze ad accorgersi di quello che sta accadendo al loro corpo. E’ quella fase in cui si costruisce la personalità del proprio carattere ed avvengono molti scontri con le figure genitoriali perché l’adolescente si sente già adulto, ma non lo è. Al tempo stesso, però, non è nemmeno più un bambino perché ha delle responsabilità e consapevolezze diverse. Lo scontro con i genitori avviene per un desiderio di indipendenza maggiore ma con la consapevolezza di non poterla avere del tutto.
Se i genitori ricordassero già cosa hanno passato loro durante quella fase, sarebbe già un grosso punto di partenza. Io consiglio di non spaventarsi, perché fa parte di quest’età, ma l’importante è creare un dialogo anche se può sembrare molto difficile perché sembra ci sia una chiusura nei ragazzi e il genitore può sentirsi escluso perché non è più al centro del suo mondo, ma bisogna accettarlo facendo un piccolo passo indietro mostrandosi sempre disponibile alla possibilità dell’ascolto. Per loro è importante sapere di avere un riferimento dall’altra parte che possa ascoltarli. Bisogna fare un passo l’uno verso l’altro, anche se il figlio non parla totalmente di ciò che gli succede. Un altro consiglio è quello di parlare dei cambiamenti che stanno avvenendo al corpo dei ragazzi, in modo tale che possano viverla senza un sentimento di angoscia.
E’ molto importante rispettare anche la privacy del proprio figlio, mai andargli a spiare il telefono, è la fase in cui inizia a crearsi il proprio mondo. Bisogna costruire un dialogo, tenendo però ben presente a determinare alcuni confini, mantenendo il proprio ruolo genitoriale, un ruolo giusto che scende un po’ a compromessi ma che mantiene a definisce un limite, in modo tale che l’adolescente possa comprendere le regole che gli vengono date.