L’anzianità spesso fa paura, ma nessun timore: una ricerca ha dimostrato che le buone amicizie aiutano ad affrontare l’invecchiamento. Scopri come mai..
Nel corso degli anni e dei secoli è sicuramente migliorata la longevità e con essa le aspettative di vita: ora, differentemente, ad alcuni decenni fa, si vive tendenzialmente molto a più a lungo, e si vivono così più esperienze.
Ciononostante però, è sempre il nostro stato di salute a poter indicare quanto lucidamente e quanto a pieno viviamo le nostre giornate: anche per questo spesso l’anzianità fa paura.
Eppure, ora non sembra esserci più niente da temere. In base a quanto rilevato da uno studio della Northwestern University (USA) infatti, la presenza e la vastità delle reti sociali produttive aiuterebbe anche una buona resistenza della memoria in età anziana.
Questo aspetto, come è risaputo, non sempre è riscontrabile in vecchiaia: sono chiamati “superager” infatti, coloro che nonostante l’età riescono a mantenere viva e fervida la propria memoria, rallentando così il processo degenerativo del cervello.
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A spiegare di più riguardo a questo studio è Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria: “non c’è dubbio che la maggior parte degli studi scientifici depongono a favore della funzione psicoattivante dei contatti sociali che stimolano circuiti cerebrali e attivano interessi diversi. Tutto ciò ha un ruolo neuroprotettivo significativo”.
Nonostante ciò, si ha comunque l’idea che le malattie neurodegenerative andranno a colpire sempre di più gli anziani del futuro. Eppure non è detto: “In termini assoluti è vero, in quanto la popolazione anziana aumenta. Ma a parità di classi di età, i dati più recenti depongono a favore di una certa attenuazione della loro incidenza”.
Da Vanity Fair
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