Sarà un 23 luglio in famiglia, chiuso nel silenzio e nel dolore, per Mitch Winehouse, padre di Amy, scomparsa un anno fa nella sua casa di Londra, dopo una vita trascorsa tra gli eccessi dell’alcol e della droga. Una giornata dedicata alla memoria della giovane artista, scandita dalle preghiere insieme a un rabbino e dalle chiacchiere con gli amici di Amy, per non dimenticare, per ricordare il suo sorriso e la sua voce.
Ma il 23 luglio sarà anche il tempo di onorare la sua memoria con qualcosa che lei, dice oggi Mitch, avrebbe sicuramente apprezzato: una serata nel jazz club preferito della cantante, lo stesso in cui era passata a salutare degli amici la sera prima della morte. Ad accogliere la famiglia al ‘Jazz After Dark’ ci saranno gli amici di sempre, per ascoltare musica e condividere il dolore. Intanto i fan si stanno organizzando per portare fiori davanti all’ultima residenza londinese di Amy e renderle così un nuovo sentito omaggio.
Anche George Michael ricorda la grande artista, dichiarando che il talento di Amy sucitava in lui una reazione mista di incanto e soggezione. Rivela inoltre di essere enormemente dispiaciuto per non essersi deciso a collaborare con Amy prima che venisse a mancare. «C’è una canzone che ho scritto, e che speravo di poter cantare con Amy Winehouse. Ma il suo enorme talento mi metteva quasi in soggezione, e ho perso l’occasione di proporgliela per un duetto».
Risale inoltre a poco meno di un mese fa l’uscita del libro ‘Amy my daughter’, scritto dal padre Mitch, che a dispetto dell’ attuale desiderio di rispettoso silenzio, ha avuto molto da rivelare nelle pagine della sua opera. Racconta con dovizia di particolari diversi episodi accaduti mentre la figlia si trovava in clinica di riabilitazione. Droga nascosta nei fiori, nei peluche, tentativi estremi di introdurre cocaina in ospedale, le crisi della cantante. «Mentre mia figlia si trovava in clinica per la riabilitazione – racconta il padre – ho ricevuto una telefonata dall’ospedale per dirmi che uno degli amici di Blake (l’ex marito di Amy) aveva nascosto della droga all’interno di un orsacchiotto per introdurla nell’ospedale». Mitch rivela anche che il 16 giugno del 2011, Amy ha avuto l’ennesima crisi ed è stata portata alla London clinic. «C’erano dei ragazzi a vigilare e si davano i turni, il giorno dopo ho ricevuto una telefonata da uno di loro per avvertirmi che era arrivato un pacchetto per Amy. Sono saltato sul taxi e ho raggiunto la clinica appena in tempo per vedere un noto spacciatore con un mazzo di fiori per Amy. L’uomo della sicurezza ha controllato il bouquet scovando la cocaina. Amy era impazzita quando ha saputo che avevamo intercettato la droga». Mitch oggi si dice consapevole che avrebbe potuto e dovuto fare di più per salvare la figlia. Lacrime di coccodrillo? Di certo fa pensare la concomitanza dell’uscita del libro con l’avvento dell’anniversario della morte della cantante. Per quanto addolorato, Mitch sa come cavalcare l’onda pubblicitaria. Ad ogni modo dalle sue parole emerge dolore ma anche rabbia, nei confronti di chi (a detta sua) ha dirottato Amy sulla cattiva strada. Mitch accusa in maniera inequivocabile l’ex marito della figlia, Blake Fielder Civil, e precisa di non essersi mai fidato di lui. Sostiene che sia stato lui ad iniziare Amy all’uso delle droghe pesanti , alle quali lei in precedenza era del tutto contraria. La cantante, dopo essersi sposata di nascosto con Blake, ha infatti trascorso due anni molto turbolenti. Per sua sfortuna la situazione non è migliorata nemmeno negli anni successivi al divorzio.
Fonti: LaPresse News, Style.it
Paloma