Arriva l’agevolazione per chi assiste i disabili: vale anche se non si convive

Una delle domande che in molti si chiedono relativa alla 104 è se sia richiesta la convivenza con il parente da assistere per usufruire dei permessi di lavoro: tutto quello che c’è da sapere.

Nel 1992 è stata approvata in Italia la cosiddetta Legge 104 che disciplina l’assistenza, l’integrazione sociale ed i diritti dei disabili e di chi si occupa di loro. La legge prevede, difatti, prevede agevolazioni fiscali, lavorative e per i familiari.

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Legge 104, le direttive sulla convivenza con il familiare da assistere (Chedonna.it)

Quest’ultimi, ad esempio, hanno diritto a tre giorni al mese di permesso mensile retribuito in modo da assistere a parenti con disabilità grave. In molti, però, si chiedono se è necessaria la convivenza con il familiare da assistere e quale siano le regole in merito. Cerchiamo di fornire una risposta al quesito in questione.

Legge 104, è necessaria la convivenza per chiedere i permessi?

L’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992 n. 104, meglio conosciuta in Italia come Legge 104, stabilisce tre giorni al mese di permesso mensile retribuito per i lavoratori che assistono familiari con disabilità grave.

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Legge 104, non è richiesta la convivenza per chiedere i permessi di lavoro (Chedonna.it)

La legge, dunque, consente di assentarsi dal lavoro per prestare il familiare disabile. I permessi in questione sono, dunque, regolarmente retribuiti secondo la paga oraria o giornaliera prevista dal contratto sia per le persone affette da disabilità sia per i parenti che si occupano di fornire loro l’assistenza, i cosiddetti caregiver.

Per poterne usufruire, come disciplina la stesse legge, poi modificata con il decreto 105 del 2022, non è richiesta la convivenza con il familiare da assistere, ma bisogna tenere conto sulle norme relative al grado di parentela. Si deve, difatti, trattare di parenti sino al secondo grado o affini, ossia i familiari del coniuge. Quando si tratta di parenti di terzo grado, i permessi sono previsti solo in assenza o decesso dei genitori del soggetto, del coniuge, anche se si tratta di unione civile o del convivente di fatto. Previsti anche se quest’ultimi siano soggetti over 65 o affetti anch’essi da gravi patologie.

Per quanto la residenza del parente da assistere, bisogna tenere conto della distanza del comune in cui si trova quest’ultimo. Se il comune dove risiede il familiare affetto da disabilità dista oltre 150 chilometri, il caregiver sarà tenuto a presentare la documentazione idonea a dimostrare tale distanza in modo da ottenere il permesso di lavoro. In mancanza di tale documentazione, che può essere rappresentata anche da un titolo di viaggio, potrebbe non essere riconosciuto lo spostamento in questione.

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