Molte vittime di stupro rinunciano a sporgere denuncia: la Cassazione decide per l’assistenza legale gratuita, a prescindere dal reddito. Si tratta di una decisione storica.
Le vittime di stupro o di violenza sessuale sono in grande maggioranza donne. Queste ultime però costituiscono anche una delle categorie più svantaggiate dal punto di vista del reddito, poiché vengono mediamente pagate meno degli uomini e incontrano più difficoltà nel trovare un impiego.
Per questo motivo molte di esse rinunciano a denunciare il proprio stupratore a causa dei costi troppo alti del’iter giudiziario che si troverebbero obbligate a sostenere.
Al fine di incoraggiare le vittime di violenza a sporgere denuncia, evitando che molti reati rimangano “sommersi” e lontani dagli occhi della giustizia, la corte di Cassazione ha stabilito che in Italia tutte le vittime – a prescindere dal loro reddito – avranno garantita assistenza legale durante un processo che segua una denuncia per stupro o molestie sessuali.
Naturalmente il provvedimento è pensato soprattutto a sostegno delle donne che possono contare su un reddito medio – basso, ma verrà applicato anche alle donne benestanti che non avrebbero alcun problema a pagare di tasca propria l’onorario del proprio avvocato.
Perché è stata fatta questa scelta? Per evitare che si sviluppi una spiacevole divisione tra “vittime di serie A”, con il diritto di godere dell’assistenza economica dello Stato e “vittime di serie B” costrette a farsi carico non soltanto delle dolorosissime conseguenze emotive dello stupro ma anche degli oneri economici legati a un’eventuale denuncia.
L’assistenza legale gratuita per stupro viene estesa anche alle vittime di ogni tipo di violenza: violenza familiare (di cui ha recentemente parlato anche il Presidente del Consiglio), stupro vero e proprio, molestie e stalking sono tutti reati che danno diritto alla vittima a ricevere assistenza legale gratuita.
Il provvedimento era stato dichiarato illegittimo dal Giudice delle Indagini Preliminari di Tivoli, ma la Corte di Cassazione ha ritenuto non fondate le sue motivazioni.