Come nel caso della coperta di Linus tutti i bambini hanno un loro peluche o coperta preferiti: scopriamo cos’è l’oggetto transizionale.
Se siete genitori saprete che ogni bambino ha un proprio oggetto del cuore. Che sia un peluche, una coperta o un fazzoletto, i piccoli hanno bisogno di avere con loro un qualcosa che gli ricordi qualcosa di familiare.
Ad esempio quando il piccolo viene messo a dormire per la prima volta nella sua cameretta, o quando inizia l’asilo. Nei momenti dove dovrà insomma fronteggiare una separazione dalla mamma troverà sicurezza nell’oggetto transizionale.
E un po’ come la coperta di Linus, scopriamo perché i bambini si attaccano a questi oggetti e perché infondono in loro sicurezza.
Ecco cos’è l’oggetto transizionale per i bambini
La classica immagine del bambino che dorme abbracciato al suo peluche preferito non è uno stereotipo ma si tratta di un qualcosa di fisiologico per i piccoli. Un oggetto in cui i bambini trovano quella sicurezza che li fa andare avanti quando sono separati dalla mamma.
Che sia un orsacchiotto di peluche, piuttosto che una mussola, un fazzolettino, o una coperta, proprio come quella che aveva Linus, poco importa. Quello che al bambino interessa è potersi avvalere di un oggetto che infonda in lui sicurezza quando non c’è la mamma.
Una delle paure più grandi dei neonati è che la mamma sparisca e non riappaia più. Ecco perché ad esempio i bambini molto piccoli piangono molto quando iniziano l’asilo. Scopri qui come affrontare l’inserimento.
È la cosiddetta ansia da separazione che i neonati si trovano a sperimentare intorno al nono mese di vita quando iniziano a comprendere che non sono un tutt’uno con la mamma.
A questo punto può essere utile che il bambino abbia un oggetto transizionale, qualcosa che lo aiuti a superare questi difficili momenti. Semplicemente per rassicurarlo offrendogli conforto nei momenti più duri, ovvero quando il piccolo si deve separare dalla mamma.
Ma cos’è di preciso l’oggetto transizionale? Si tratta di una definizione coniata dal pediatra e psicoanalista inglese Donald W. Winnicott, nel 1951. Nello specifico è “un oggetto materiale capace di soddisfare, nel lattante, la rappresentazione di un qualcosa relativo al possesso e all’unione con la madre” si legge su Treccani.
“Il punto essenziale dell’oggetto transizionale non è il suo valore simbolico quanto il fatto che esso è reale. E’ un’illusione ma è anche qualcosa di reale”.
L’oggetto contiene dunque un paradosso, perché è reale ma al contempo produce un’illusione.
Rappresenta qualcosa di familiare, di rassicurante in grado di far superare al piccolo quel momento di sconforto a cui può andare incontro quando deve separarsi dalla mamma.
Questi oggetti compaiono nei bambini quando questi iniziano a rendersi conto di non essere più un tutt’uno con la mamma. L’oggetto diventa quindi un sostituto della madre.
Man mano che il bambino cresce e saprà gestire il distacco materno abbandonerà anche l’oggetto transizionale senza però mai dimenticarsene. Ecco perché è bene non farlo sparire prima che il piccolo non decida di separarsene definitivamente lui stesso.
E i vostri bambini hanno il loro oggetto del cuore?