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Caso Yara: la lettera “infuriata” che Bossetti scrive alla madre

Il muratore di Mapello, Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dallo scorso giugno, con l’accusa di aver ucciso la tredicenne Yara Gambirasio, ha scritto una lettera dal carcere di Bergamo, alla madre Ester Arzuffi alla quale esprime la sua rabbia e delusione e per avergli mentito sul suo vero padre.

Il contenuto della lettera è stato anticipato ieri sera nell’ambito del programma “Quarto Grado”. Nella lettera il muratore accusa la donna di avergli mentito sul suo vero padre, dandogli così la speranza che il suo Dna non fosse quello di Ignoto 1, ma che corrispondesse all’uomo che per 43 anni aveva considerato suo padre. Nella missiva, Bossetti parla anche della sua vita in carcere, dicendosi dispiaciuto per i figli ma convinto che la moglie marita sia in grado di andare avanti anche da sola.

“Cara mamma, è con tantissima rabbia che purtroppo ti scrivo questa mia lettera.  Dopo tutto quello che mi hai detto, sei venuta due volte e mi hai stretto la mano e mi hai detto che il Dna lo dimostrerà… e mi hai guardato negli occhi, dicendo: Credi in me e vedrai che la scienza ha sbagliato e sarà come dico io. Complimenti, i risultati hanno dimostrato perfettamente tutto quello che dicevi… Solo come mai, in 43 anni, con tutte le occasioni in cui hai potuto dirmelo… Mi chiedo anche se tuo marito sapeva tutto e per questo tempo me l’ha tenuto nascosto. Pensavi che tutto questo non sarebbe venuto a galla, vero? Tu sapevi e mi hai tenuto all’oscuro di tutto e non mi hai dato nemmeno l’opportunità di poter conoscere il nostro vero padre. Bene, allora ti dico grazie mamma per il fortissimo dolore e rabbia che mi hai procurato. L’ultima speranza che avevo in te al 100% di poter uscire subito, è svanita completamente”.

“Mamma – prosegue Bossetti- mi hai ferito profondamente e io ti avevo creduto ciecamente, ma evidentemente mi sono sbagliato, pazienza. Hai voluto tu che andasse così. Ma ti chiedo per favore almeno di smettere di mentire davanti a tutti e di dire la verità come sta”.
Il detenuto poi parla della sua condizione in carcere: “Sono diversi giorni che non mangio e dopo aver ricevuto questa seconda volta, la più terribile, rispetto alla prima, mi sono chiuso in me stesso. Non accetto più niente da nessuno, non voglio sapere più niente… Che facciano quello che vogliono… farò io, farò. Ormai sono sfinito, ogni giorno che passa è sempre peggio andare avanti. Mi hai bloccato la mente e ti ringrazio, non me lo sarei mai aspettato. Per me era l’unica speranza credere che corrispondesse allo stesso Dna di quella persona che ho creduto per 43 anni essere mio padre”.
“Con ansia ho aspettato i risultati perché sapevo che ero vicino alla libertà, per tutto questo tempo ho combattuto e per i miei figli”, ha poi aggiunto il muratore che conclude la lettere rivolgendosi ai figli, sottolineando che “mi dispiace tantissimo per i miei figli ma so che Marita è bravissima ad andare avanti anche senza di me e riuscirà a far capire ai miei bambini quanto gli voglio bene”.

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