Claudio Salvagni, il legale di Massimo Giuseppe Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, ha presentato una nuova istanza di scarcerazione al gip di Bergamo Vincenza Maccora.
Bossetti è in carcere dallo scorso 16 giugno per l’omicidio della tredicenne scomparsa il 26 febbraio del 2010 da Brembate di Sopra il cui corpo fu poi ritrovato dopo tre meri a Chignolo d’Isola.
La difesa di Bossetti ha incentrato la sua richiesta portando l’attenzione sulle nuove perizie dell’accusa in cui si evidenzia l’assenza di peli e capelli di Bossetti sul corpo della vittima; così come sugli abiti, gli attrezzi e il furgone sequestrati all’indagato: “L’esito assolutamente negativo” degli accertamenti, concedono “un rilevante e determinante elemento a favore dell’indagato e, in particolare, un fatto nuovo sopravvenuto, idoneo a contrastare concretamente gli indizi di colpevolezza posti a base della misura restrittiva”.
Inoltre, secondo la difesa si tratta di circostanze “che minano, senza alcun dubbio, le argomentazioni esternate dall’accusa che, in tali indagini, indicava l’esistenza di rilevanti elementi indiziari”.
Vi sarebbero dunque “acclarati dubbi scientifici“, secondo il legale Salvagni che so è basato sulla relazione condotta dal consulente dell’accusa Carlo Previderè.
Emergerebbe inoltre che il Dna mitocondriale di “Ignoto 1” non corrisponde con quello di Bossetti, contro una piena corrispondenza tra il Dna nucleare del presunto assassino con quello dell’indagato, possibilità difficile da spiegare a dire di diversi esperti genetisti.
Una consulenza che secondo i legali di Bossetti “ha innegabilmente scalfito la solidità delle conclusioni delineando manifeste incongruenze dei test rivelatori del Dna”.
Per cui ritenendosi dimostrata “l’inesistenza degli indizi di colpevolezza” in base ai “fatti nuovi sopravvenuti“, la difesa ha pertanto chiesto nuovamente la scarcerazione di Bossetti. Il gip di Bergamo dovrà decidere entro cinque giorni sulla revoca o no della misura cautelare in carcere.
Il criminologo investigativo Ezio Denti, che fa parte del pool difensivo di Bossetti, ha spiegato che “nonostante una perizia firmata da Carlo Previderè, abbia evidenziato dei palesi errori nell’analisi delle tracce del Dna rinvenuto sul corpo di Yara, la Procura persista nel colpevolizzare Bossetti, sebbene sia ormai evidente che le lunghe e costose indagini non abbiano portato ad alcuna prova decisiva per la sua incriminazione”.
“Fa specie realizzare che in Italia dove, teoricamente, si discute del giusto processo e del sistema di garanzie a favore di chi è imputato, l’opinione pubblica e tutti gli addetti ai lavori, sin dall’arresto di Bossetti, si siano orientati nel presumerne la colpevolezza, anziché l’innocenza, senza nemmeno conoscere il contenuto delle indagini e degli atti di causa” ha poi aggiunto Denti, sottolineando che “le mostruose forze messe in campo dalla procura, che dovrebbero essere strumento di tutela della giustizia e mezzi per la scoperta della verità, si sono rivoltate contro un cittadino qualunque, diventando, per lo stesso, strumenti di ingiustizia e sofferenza”.
Denti ha poi sottolineato le problematiche future per la famiglia di Bossetti a superare questa “gogna pubblica“.