Il pm di Bergamo Letizia Ruggeri ha depositato in tribunale la richiesta di rinvio a giudizio per Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello, in carcere dallo scorso 16 giugno, per l’accusa di omicidio aggravato della tredicenne piccola Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 da Brembate Sopra, e trovata morta tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola.
Secondo alcune indiscrezioni la prima udienza potrebbe tenersi a fine aprile. Dal canto suo, il legale di Bossetti, Claudio Salvagni non chiederà riti alternativi ma il non luogo a procedere.
La procura di Bergamo contesta i reati di omicidio pluriaggravato e calunnia con due aggravanti per l’omicidio. Ovvero: l’aver “adoperato sevizie e aver agito con crudeltà” e l’aver “approfittato di circostanze di tempo, di luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”. Nell’accusa manca però il sequestro di persona.
Secondo l’accusa, Yara fu accoltellata al buio, in un campo isolato e il delitto fu commesso ai danni di una ragazzina impossibilitata a difendersi. Inoltre è stato individuato del Dna sui leggins e sugli slip della vittima, mentre le immagini esaminate dai carabinieri del Ros hanno rivelato che il furgone di Bossetti, un Iveco Daily, è stato ripreso nelle vicinanze della palestra da dove è scomparsa Yara. Infine, sono state trovate delle fibre di tessuto dei sedili del furgone sui pantaloni di Yara. Oltre a questi indizi scientifici, emergono delle incongruenze nel racconto di Bossetti nel giorno della scomparsa della tredicenne e sono state trovare delle immagini di tredicenni con riferimenti sessuali nel computer del muratore.
Tuttavia, l’elemento sul quale farà leva l’accusa è quello della presenza del Dna nucleare sulla ragazza. Ma la difesa di Bossetti intende sottoporre alla Corte d’Assise il problema della mancata corrispondenza tra il Dna mitocondriale trovato sui reperti piliferi sul corpo di Yara (che non è di Bossetti) e quello nucleare che sarebbe del muratore.
Una “contraddizione discutibile”, per i giudici che hanno respinto la scarcerazione, sottolineando che “l’anomalia non trova una soluzione netta”, ma che potrà essere trovata con una “composizione solo se saranno espletate indagini aggiuntive, in sede di perizia in dibattimento o nel corso di incidente probatorio”.
Intanto spuntano altre indiscrezioni dal compagno di carcere di Bossetti, il quale dopo aver rivelato che Bossetti si soffermava sulle immagini di giovani ragazze in televisione e sulle riviste, il detenuto ha rivelato al programma “Quarto Grado”, che Bossetti avrebbe ammesso l’omicidio durante l’ora d’aria. Il detenuto avrebbe anche trascritto sul diario la con Bossetti che avrebbe confessato di avere un debole per le ragazzine e di aver ucciso Yara con l’aiuto di un complice: “Le ho fatto cose… cose… ma non l’ho violentata! Quando siamo arrivati a Chignolo l’ho presa in spalla come un sacco di cemento… il mio complice mi faceva da palo”, avrebbe detto Bossetti.
La difesa del muratore ha però definito il detenuto un “calunniatore”, mentre in base alle indiscrezioni, i magistrati lo avrebbero invece ritenuto attendibile. Bossetti continua a ribadire la sua innocenza e recentemente ha anche scritto una lettera sulle sue condizioni in carcere.