Lotta tra catalano e castigliano
Visto che in questi giorni si parla tanto di calcio e io parlerò di un altro match sempre attuale qui in Spagna. Quello eterno tra Castiglia e Catalogna e in particolare tra la lingua castigliana e quella catalana.
Se andate a Girona per essere precisi, per la prima volta potete fare un vero confronto tra queste due realtà della Spagna attuale, sulle quali sentirete opinioni diversissime, a seconda della campana. Ma cosa c’è di reale in questo scontro tra culture? È vero che i catalani si irritano se sentono parlare in castigliano e viceversa?
Se siete stati a Madrid siete inevitabilmente sottoposti al punto di vista castigliano sulla questione. Le opinioni ovviamente variano da persona a persona, a seconda delle idee politiche e del rispetto che queste dimostrano nei confronti delle diversità e delle minoranze. Fatto sta che i madrileni generalmente sono poco inclini a simpatizzare con la questione catalana.
Dirò di più, ho conosciuto gente che pensa di boicottare la Catalogna non acquistando prodotti catalani, tipo lo spumante Cava o le pizze pronte di Casa Tarradellas. Roba da matti, come se io decidessi di non comprare più il Parmigiano o la Nutella per punire i leghisti…
Quale capitale di un paese da sempre afflitto da lotte e rivendicazioni indipendentiste, a volte dai risvolti tragici, Madrid ha sempre rappresentato l’autorità unificatrice, sebbene il clima oggigiorno sia ben diverso da quello totalitario imposto dal regime franchista. La Spagna oggi è suddivisa infatti in comunità autonome che godono di ampia indipendenza, anche a livello linguistico.
Fino ad un trentennio fa, però, il castigliano veniva imposto in tutti gli angoli della Spagna e vigeva una forte repressione nei confronti delle espressioni linguistiche e culturali locali. Non è un mistero che Franco odiasse Barcellona, da sempre baluardo della lotta antifascista, ed era riuscito a ridurla ad una triste e incolore città industriale, ben diversa dalla moderna e stilosa metropoli che conosciamo oggi.
Questo i catalani non l’hanno dimenticato e forse come alcuni, pur sforzandosi, non riescono a nascondere un pizzico di rancore nei confronti dei tedeschi per le atrocità naziste, questi si sentono in diritto di rivendicare tutto ciò che fu loro sottratto da Franco, sebbene questo oggi non abbia più molto senso.
Girando per Barcellona probabilmente non avvertirete affatto questa sensazione, complici le vagonate di turisti stranieri che la invadono oggi e quelle di immigrati andalusi che la invasero decenni fa. Il catalano si legge ovunque ma si sente molto poco. Inoltrandovi nella Catalogna interna, però, l’aria cambia decisamente. Oltre a leggerlo, il catalano lo ascolterete ovunque. Magari sentirete qualche commesso o cassiere parlare in castigliano, ma origliate un po’ e vi accorgerete che il suo interlocutore gli si rivolgerà ostinatamente in catalano.
Io, quale povera italiana che non ha altri mezzi che il castigliano per comunicare, ho avuto un paio di esperienze a dir poco singolari.
Sia ben chiaro, io ho sempre appoggiato la causa catalana e condannato le persecuzioni del passato. Quello che mi infastidisce è però il voler punire qualcuno che non c’entra per non si sa cosa. Volendo o nolendo, i catalani sono bilingue, ma i castigliani no. Quindi se un castigliano si rivolge loro nella sua lingua non lo sta facendo per manifestare la sua “supremazia”, ma semplicemente perché non sa esprimersi in catalano. Un catalano invece non può dire di non capire o parlare il castigliano e se insiste utilizzando la sua lingua è perché, evidentemente, vuole dimostrare qualcosa. Ma cosa? La discriminazione è odiosa, ma a volte le minoranze, per ritorsione, finiscono per discriminare a loro volta. Sarebbe il caso di sotterrare l’ascia. Franco è morto e sepolto e per fortuna nessuno potrà più proibire ai catalani di esprimersi liberamente.