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Ci lascia Grazia Livi: la scrittrice delle donne

Ci lascia la scrittrice e giornalista Grazia Livi, nata a Firenze nel 1930. Livi, laureata in filologia romanza, esordisce negli anni Sessanta come giornalista, tornando dall’Inghilterra dove a 22 anni era andata a vivere con il marito.


Collabora con numerose testate di prestigio come  La Nazione, Il Mondo ed Epoca. Abbandona la professione per dedicarsi alla scrittura e dopo le prime opere giovanili, come Gli scapoli di Londra (1958) approda a romanzi e saggi importanti, come La distanza e l’amore (1978), L’approdo invisibile (1980).
Nei suoi scritti, Livi ha sempre rivolto un’attenzione molto particolare al mondo femminile e anche a quello maschile, tanto da essersi valsa i complimenti di figure importanti della letteratura italiana come Eugenio Montale.

Opere e premi di Livi

Tra le sue opere si ricordano “Lo sposo impaziente”, del 2006 con il quale ha vinto il Premio letterario internazionale di narrativa Alessandro Manzoni, nel quale racconta il viaggio e la prima notte di nozze di Lev Tolstoj e di Sofia Andreevna.
Levi ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Viareggio per la saggistica, nel 1991, per “Le lettere del mio nome” (La Tartaruga) nel quale parla di numerose figure femminili come Ingeborg Bachmann, Agnes Bojaxhiu, Colette, Anne Frank, Carla Lonzi, Gianna Manzini, Gertrude Stein e Virginia Woolf.
Risalendo nel tempo, nel 1959 ottiene il Premio Bagutta Tre Signore,  con “Gli scapoli di Londra”, a cui segue nel 1961 il Premio Saint-Vincent per il giornalismo per la sua collaborazione con la rivista Epoca. E’ stata finalista nel 1984 al Premio Letterario Elba per “Da una stanza all’altra” e al Premio Strega nel 1994 per la raccolta di racconti “Vincoli segreti”.
Infine, nel 2002 ha ricevuto il Premio Donna Città di Roma per la raccolta di saggi “Narrare è un destino” e oltre al premio Premio Alessandro Manzoni nel 2006 ottiene il Premio Alghero Donna per il romanzo “Lo sposo impaziente”.

La passione per la scrittura di Livi

Nel 2011, Livi parlando del suo primo libro ricordò che “tutta la mia vita è una storia di parole pensate che mi hanno pungolato come uno sciame di api. Volevano essere messe in ordine e organizzate in una simmetria che desidero chiamare scrittura. Volevano dare significato a ciò che stavo vivendo. Volevano arrivare al nocciolo, alla vera ragione. Volevano consolarmi di quella dura scelta che avevo fatto quand’ero ancora bambina. Una bambina magrissima e attenta, con le orecchie piene di bei suoni, la mente aperta a tutte le impressioni, il cuore che le emozioni intasavano facilmente. E allora: sarò scrittrice! Quella frase si profilò molto chiara, ma sottovoce e come una profezia entrò nei miei sogni. Naturalmente quelli molto luminosi, rimandati lontano lontanissimo: al futuro ignoto”.

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