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Cibo in gola che non scende: una sensazione orribile! Ecco a cosa è dovuta e come rimediare

Cibo in gola che non scende: una sensazione tremenda che può scatenare il panico! Ecco a cosa è dovuta e come mantenere il sangue freddo per intervenire.

“Quando si mangia non si parla”: è la frase che ci è stata ripetuta, almeno una volta, quando eravamo bambini. Una raccomandazione fatta dai genitori o dai nonni per sottolineare che, anche un’azione quasi meccanica come quella di consumare un pasto, può essere potenzialmente pericolosa, complice un attimo di distrazione.

Bisogna fare attenzione soprattutto con i bambini. Non sempre riescono ad esprimere il forte disagio per la tremenda sensazione del cibo in gola che non scende. I genitori devono essere pronti a cogliere ogni minimo segnale di malessere.

Il fastidio del cibo bloccato in gola è molto comune anche tra gli adulti. Tutto parte dall’esofago, che non fa scendere il cibo nello stomaco. Nei casi più gravi, si ha quasi la sensazione di soffocare! Vediamo insieme a cosa è dovuta e come fare per intervenire con tempestività.

Cibo bloccato in gola: perché succede e come risolvere

Foto Adobe Stock

La sensazione del cibo bloccato in gola, che non scende, può gettare nel panico. Si tratta della acalasia, un fastidio da non trascurare che provoca una dilatazione dell’esofago e uno stato di infiammazione cronica. Risultato: il cibo scende a fatica nello stomaco e si ha quasi la sensazione di soffocare!

Quando succede di frequente e, al fastidio, si associa anche un forte dolore al torace, allora si tratta di un raro disturbo alla motilità dell’esofago. L’acalasia è, quindi, una contrazione anomala della parte finale dell’esofago.

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Ad oggi, però, non è possibile cristallizzare le cause di questo disturbo. Si sa qualcosa in più, invece, sui sintomi. Quello più comune è una evidente difficoltà a deglutire, dovuta al cibo che si blocca nell’esofago.

Ecco quali sono gli altri sintomi dell’acalasia:

  • Rigurgito acido – Causato dalla permanenza prolungata del cibo nell’esofago, che non riesce a scendere nello stomaco.
  • Dolore toracico – Dovuto alle contrazioni anomale dell’esofago.
  • Dimagrimento – Provocato dall’inappetenza, che scaturisce dal fastidio che si prova anche solo a voler mandare giù un boccone.
  • Vomito – Si manifesta nei casi più gravi ed è conseguenza dell’accumulo di cibo nel tratto finale dell’esofago.

L’acalasia può essere diagnosticata in due modi. Con una gastroscopia, che andrà verificare se ci sono eventuali ostacoli meccanici alla deglutizione (si pensi, per esempio, ad un tumore all’esofago). La seconda opzione è la manometria, un esame specifico che permette di fare una diagnosi più certa. Viene introdotto un catetere in grado di misurare le variazioni di pressione che si verificano nel lume dell’organo.

Vediamo ora quali sono i possibili rimedi per stare subito meglio, premettendo che al momento non esiste un’unica cura farmacologica. Ne parla in un’intervista pubblicata su clinicafornaca.it il professor Alessandro Repici, responsabile dei Servizi di Endoscopia digestiva della Clinica Fornaca, direttore di Endoscopia dell’Istituto clinico Humanitas di Milano e docente di Gastroenterologia alla Humanitas University.

«Non esiste al momento – spiega il luminare – una valida cura farmacologica. Ecco perché il rimedio più efficace e duraturo comporta un taglio dello strato muscolare lungo l’esofago. Se fino a pochi anni fa si utilizzava una chirurgia solo lapariscopica, oggi è sempre più indicato l’utilizzo di una tecnica mininvasiva che non lascia cicatrici e che si chiama Poem».

Infine, chi soffre di acalasia, dovrebbe evitare questi alimenti: bucce e semi della frutta; componenti fibrose di carne e pesce; frutta troppo pastosa come pere e mele; fette biscottate nel latte; minestre e pastine in brodo; riso.

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