I capricci dei bambini a volte sembrano davvero ingestibili. Ecco una domanda che secondo gli psicologi potrebbe fermare il momento della rabbia e del pianto.
Ogni genitore si ritrova spesso a fare i conti con i capricci dei bambini, ma se si pensa che essi sono un modo per esprimere confusione e un momento di rabbia da cui difficilmente i piccoli, senza l’aiuto di un adulto, riescono ad uscire, li si vede in maniera diversa e anche costruttiva.
Attraverso i capricci i bambini crescono, sperimentano i propri limiti e anche quelli dei genitori, che in questo caso dovrebbero contenere e non sgridare mettendoli a tacere o dando loro ciò che vogliono ottenere senza analizzare in profondità i motivi e le soluzione al capriccio del bambino.
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Gli psicologi hanno individuato una domanda che metterebbe a tacere tutti i capricci dei bambini, perché indurrebbe al dialogo e al momentaneo ‘stop’ alla rabbia ingestibile di cui a volte i bambini si trovano vittime.
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Quando un bambino fa i capricci, e questo accade sempre nei momenti meno adatti, come al supermercato, un minuto prima di casa o al centro di una riunione di famIglia, capita spesso di sentirsi sopraffatti e si cerca di metterli a tacere, troppe volte nel modo sbagliato.
Ci si piega ad una soluzione veloce, come dar loro quello che vogliono ottenere oppure sbagliando, li si sgrida in modo sterile. Secondo gli psicologi invece, bisognerebbe rivolgere loro una domanda:
“Si tratta di un problema, piccolo, medio o grande?”
Con queste parole, il bambino viene indotto a ragionare e ad analizzare lo stato d’animo o che lo tiene incatenato al pianto e al capriccio. Il bimbo insieme al genitore, inizia a capire che esistono problemi di diversa natura a cui si dovrà reagire in modo diverso, non certo con pianti e strepiti.
Se il problema è piccolo, lo si porta a risolverlo immediatamente, se si tratta di un problema medio e risolvibile in qualche giorno, il bimbo imparerà ad aspettare e se il problema non è risolvibile, il piccolo imparerà anche che esistono cose o avvenimenti che si devono accettare. Tutto questo ragionamento lo si potrà fare con bimbi relativamente grandi con cui si possa parlare e non con bimbi al di sotto dei 4 anni.