Nuovo dibattito sul Covid. E’ giusto introdurre un patentino per i vaccinati? La domanda divide l’opinione pubblica, tra favorevoli e contrari. La parola al professore Alfonso Celotto
L’Italia è ancora stretta nella morsa del virus e cerca di contenerne la diffusione, al meglio delle sue possibilità. Il problema è generalizzato e non sempre di facile gestione. La campagna vaccinale è in corso e si cerca di immunizzare una fetta consistente di popolazione. Si ricorre persino al mondo del cinema per sensibilizzare i cittadini. Il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore ha infatti realizzato una trilogia di spot dedicati alla campagna vaccinale.
La somministrazione dei vaccini procedeva a buon ritmo, almeno fino ai ritardi di Pfizer. La multinazionale americana ha deciso, unilateralmente, per lo stop alle consegne. Una scelta motivata da esigenze organizzative. Ad ogni modo la decisione della multinazionale ha fatto infuriare il commissario straordinario Domenico Arcuri, secondo il quale si riuscirà a vaccinare soltanto il 50% degli italiani. L’esecutivo si è detto pronto ad adire le vie legali. Entro questa settimana la distribuzione dei lotti dovrebbe riprendere a ritmo regolare. Almeno questo è quanto ha fatto sapere Pfizer.
Anche a livello europeo è scontro sui ritardi dei vaccini. Finisce sotto accusa non solo Pfizer ma anche AstraZeneca, alla quale Bruxelles chiede maggiore chiarezza. Sembrerebbe infatti che l’azienda abbia dirottato in Gran Bretagna alcune dosi destinate ai paesi Ue. L’Italia, invece, guarda anche in casa propria. Saranno investiti 81 milioni di euro per il vaccino di Reithera prodotto alle porte di Roma.
Invitalia è pronta ad acquistare il 30% del capitale. Dopo i buoni risultati della fase 1, l’azienda si affaccia ora alla fase 2, forte di un importante sostegno economico. Soddisfatto Domenico Arcuri. “Speriamo di poter somministrare al più presto il primo vaccino italiano. Importante avere una produzione nazionale”. Le prime dosi dall’estate”. Così il commissario straordinario ad Agi.
I vaccini contro il Covid sono disponibili, seppur tra ritardi e mille beghe contrattuali. Grosso modo tutte le nazioni sono riuscite ad opzionare dosi, a seconda anche dello sforzo economico sostenibile. Chi ha acquistato di più aveva una maggiore possibilità di spesa. Nonostante gli sforzi fatti finora, i tempi per arrivare all’immunità di gregge sono lunghi. A detta dell’Organizzazione mondiale della sanità, nessuna nazione riuscirà a raggiungerla entro il 2021. L’obiettivo, quindi, si allontana. Ciononostante, c’è già chi parla della possibilità di introdurre un patentino per i vaccinati.
E’ giusto prevedere una sorta di lasciapassare per coloro che hanno fatto il vaccino anti-Covid? La domanda divide l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari. La questione è molto delicata e richiama alla mente il tema dell’obbligatorietà vaccinale. Almeno per il momento si può scegliere liberamente se fare o meno il vaccino anti-Covid. Circa la possibilità di introdurre una sorta di ‘tessera per i vaccinati’ si è espresso il costituzionalista Alfonso Celotto, ordinario all’Università Roma 3.
Il professore ha fatto il punto con Adnkronos precisando che “il dibattito attuale sui certificati di avvenuta vaccinazione è fine a se stesso”. L’introduzione è categorica e la spiegazione non fa una piega. Per il costituzionalista infatti “i certificati non possono concedere deroghe alle regole in vigore in questo momento e non possono essere utilizzati come lasciapassare, agevolando ad esempio gli immunizzati negli spostamenti e nel tempo libero perché creerebbero discriminazioni. Potranno fungere da lasciapassare – ha detto ancora ad Adnkronos – quando e se il vaccino ci sarà per tutti e sarà reso obbligatorio per legge”.
La base giuridica alla quale fa riferimento il professore è l’articolo 32 della Costituzione, che stabilisce che una legge può obbligare a trattamenti sanitari e, di conseguenza, anche a vaccinazioni di massa, sempre però nel rispetto della dignità della persona. Celotto fa riferimento anche all’articolo 3 della carta costituzionale, laddove si afferma che tutti i cittadini sono “eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali’.
In mancanza di una legge che renda obbligatorio il vaccino, per il costituzionalista, “avremmo un documento, forse anche un’app, che discriminerebbe i cittadini in base a una scelta libera (vaccinarsi o meno) o, addirittura, rispetto al caso fortuito di avere o meno contratto la malattia (in fondo i guariti sarebbero da equiparare ai vaccinati)”.