Italia a zone, le regioni cambiano colore da domenica. Liguria e Veneto verso la zona gialla. La situazione generale sembra migliorare. Tutti i dettagli
Covid-19, Italia a zone. Novità in arrivo per le regioni che, da domenica prossima, cambiano colore. L’emergenza sanitaria preoccupa e bisogna fare i conti anche con i primi (e speriamo ultimi) casi della variante brasiliana. La situazione generale, però, sembra migliorare. Ragion per cui l’Italia si ricolora dal 31 gennaio. Sono pronti i nuovi dati sull’incidenza dei contagi nei diversi territori italiani e, venerdì, saranno valutati. Ad ogni modo, stando alle indiscrezioni, il quadro generale dovrebbe essere più confortante. Alcune regioni potrebbero ritrovarsi persino in zona bianca, una sorta di ‘oasi felice’ con restrizioni quasi del tutto inesistenti.
La quarta fascia, quella bianca, si è aggiunta al sistema delle tre aree di rischio (rosse, gialle o arancioni a seconda delle diverse situazioni epidemiologiche territoriali). La novità, caldeggiata dal ministro Dario Franceschini, è stata introdotta con l’ultimo decreto legge in vigore fino al 5 marzo. La zona bianca è però un miraggio in quanto si attiva solo con un’incidenza di contagi inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti. Le regioni che si colorano di bianco possono riaprire tutto, senza limitazioni. Restano soltanto gli obblighi di indossare la mascherina e di rispettare il distanziamento.
Comunque la situazione attuale vede palestre e piscine ancora chiuse, in tutta Italia. Stesso discorso per cinema e teatri. Invece musei, siti archeologici e altri luoghi della cultura hanno riaperto soltanto in zona gialla. A partire da domenica prossima, le 14 regioni attualmente colorate di arancione aspirano però a cambiare fascia.
Ad oggi, sono in zona arancione Calabria, Emilia Romagna, Veneto, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta. A queste si sono aggiunte anche la Sardegna e la Lombardia (riclassificata dopo essere stata per una settimana in zona rossa). Sono a ‘bollino giallo’ invece Campania, Basilicata, Molise e Toscana, più la Provincia autonoma di Trento.
A partire da domenica prossima le regioni torneranno a ricolorarsi. La Liguria aspira a passare dalla zona arancione a quella gialla. Le premesse sembrano esserci tutte; ha un Rt medio sotto 1 e rischio complessivo basso. Discorso simile per il Veneto, che ha registrato nell’ultimo monitoraggio un Rt in forte calo (valore medio 0,81) e un’incidenza di contagi calata a 201 ogni 100mila abitanti, rispetto ai 365 della settimana precedente.
La Sicilia e la Provincia autonoma di Bolzano sono, attualmente, in zona rossa. Scalpitano per fare uno scatto in avanti, passando alla fascia arancione. I dati dell’ultimo report lasciano ben sperare. In entrambi i territori, infatti, si registra un Rt in calo. E’ molto soddisfatto Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia. “Per fortuna i dati cominciano ad essere incoraggianti, anche se il numero delle vittime rimane ancora alto. Sono fiducioso – ha detto il governatore aggiungendo – se il calo dovesse essere costante potremmo anche revocare la zona rossa e tornare a respirare nella zona arancione”.
Il governo Conte Bis (ormai uscente) ha deciso di proseguire sulla linea della massima prudenza. La campagna vaccinale è in corso e l’obiettivo è quello di evitare una nuova impennata dei contagi. Fino al 5 marzo si andrà avanti con il ‘sistema dei colori’ criticato però da Walter Ricciardi. Per il consigliere del ministero della Salute, le quattro aree di rischio non stanno dando i risultati sperati e sarebbe meglio fare un lockdown generalizzato di un mese. Da un lato c’è l’esigenza di tutelare la salute pubblica e, dall’altro, la necessità di risollevare l’economia del Paese, praticamente al collasso.
Nonostante le dimissioni di Giuseppe Conte, l’esecutivo continua il lavoro sul rinvio delle cartelle dell’Agenzia delle entrate e i nuovi ristori. Si va verso un unico decreto che dovrebbe essere approvato già la settimana prossima. Il provvedimento rientra nelle facoltà dell’esecutivo dimissionario, ma ancora in carica per il disbrigo degli affari correnti, come da prassi.
Le categorie commerciali e produttive lamentano l’inadeguatezza dei ristori. Chiedono interventi più incisivi. Gli aiuti economici ricevuti dallo Stato hanno coperto a malapena qualche costo fisso di gestione. Serve più chiarezza sui tempi della ripartenza.
In questo clima di incertezza generale, infatti, diventa davvero molto difficile programmare iniziative di rilancio economico. Si spera, almeno, che qualcosa possa cambiare con l’inizio della primavera.