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Covid, vaccino Sputnik 5: Vincenzo Trani primo volontario italiano

Emergenza Covid: corsa al vaccino. Per Sputnik 5 c’è il primo volontario italiano e unico straniero ad oggi. Si tratta di Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio Italia-Russia

Covid-19, è corsa al vaccino (Getty Images)

Emergenza Covid-19, è corsa al vaccino: sono 180 quelli in sperimentazione in tutto il mondo ma, di essi, soltanto 11 sarebbero vicini al traguardo finale. La Russia ha annunciato che il suo vaccino, Sputnik 5, avrebbe un’efficacia del 92%, meglio del competitor americano Pfizer-Biontech che sarebbe fermo, invece, soltanto al 90%.

La Russia è stata protagonista fin da subito nell’ambito della ricerca internazionale di questi mesi. A fine marzo, aveva annunciato di avere trovato un farmaco utile per bloccare il coronavirus. Poi, c’era stata l’accelerazione verso il vaccino. Ora Sputnik 5, questo il suo nome, sembrerebbe efficace.

In tal senso, la conferma arriva anche da Vincenzo Trani, prima “caviaitaliana e unico straniero, ad oggi, ad avere accettato di farsi iniettare il vaccino russo.

Il volontario nostrano è il presidente della Camera di Commercio Italia-Russia ed ha già ricevuto la prima iniezione. L’uomo ha raccontato la sua esperienza, ai microfoni del programma Stasera Italia, condotto da Barbara Palombelli.

Il motivo principale per cui l’ho fatto – ha esordito Trani – è perché questo virus è molto pericoloso. Ci sono due dosi da iniettare, una subito e, l’altra, dopo tre settimane. Tre le due, poi, c’è bisogno di fare il controllo degli anticorpi, normalmente dopo due settimane dalla prima iniezione”.

Trani è tenuto sotto osservazione ma non sembrano esserci problemi. “Sto bene, non ho sintomi” – ha spiegato a Barbara Palombelli.

Il vaccino russo in Europa vede molti detrattori ma, presto, inizierà ad essere prodotto anche in India e Brasile.

“Sicuramente le dosi non sono sufficienti per tutti. Qui in Russia – ha detto Trani – la lista di persone che desidera fare il vaccino è davvero molto lunga”.

La corsa è partita e, il traguardo, sembra essere sempre più vicino. La comunità scientifica internazionale ha fatto uno sforzo enorme, quasi sovraumano. La conferma, in tal senso, arriva anche dal Professor Angelo Vescovi, direttore scientifico dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza.

“Faccio notare una cosa – ha sottolineato il dottore ospite in studio – normalmente ci vogliono quindici anni per sviluppare un vaccino e ci abbiamo messo solo dieci mesi con le nuove tecniche. Questi vaccini sono tutti fatti con tecniche mai provate prima, ma hanno avuto un grande successo”.

A proposito di Sputnik 5 Angelo Vescovi ha un’opinione precisa. “Sulla cosa che il vaccino russo sia più potente di quello americano, sono andato a vedere i numeri e, quelli usciti dal vaccino russo, sono molto più bassi”.

Covid, corsa al vaccino: è braccio di ferro Usa-Russia

Vaccini in sperimentazione (Getty Images)

Corsi e ricorsi storici, diceva qualcuno. Anche questa volta Usa e Russia mostrano i muscoli al mondo intero. La posta in gioco è alta. Il vaccino che risulterà essere più efficace sarà, certamente, quello più acquistato e distribuito.

Russia e Stati Uniti sono scesi in campo per vincere questa battaglia che, inutile dirlo, avrà risvolti economici importanti. Senza contare, poi, il prestigio che ne deriverà in termini di credibilità agli occhi del mondo.

Con molta probabilità negli Usa, le prime dosi del vaccino, saranno disponibili già a fine dicembre o a inizio gennaio.

In ogni caso, si procederà con il garantire la copertura alle categorie sociali ritenute maggiormente a rischio, salvo poi procedere ad una più massiccia campagna di adesione vaccinale, su base volontaria.

Il commissario Domenico Arcuri (Instagram)

In Italia, sarà il commissario Domenico Arcuri a gestire il piano di distribuzione del vaccino, che verosimilmente, dovrebbe partire al massimo entro la primavera prossima.

Intanto, c’è un’altra notizia interessante che può tirare su il morale a molti. Per Arcuri, le misure di contenimento starebbero funzionando molto, al punto tale che i contagi sarebbero dieci volte più lenti.

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