La crisi di Governo apre tutta una serie di incognite su ristori e dossier industriali che puntano al rilancio dell’economia del Paese. A rischio anche la riforma degli ammortizzatori sociali. Tutti i dettagli
Crisi di Governo tra incognite per il futuro e speranze di ripartenza. Lo strappo in maggioranza formalizzato con il ritiro di Italia Viva della sua delegazione di ministri dall’esecutivo, rischia di vanificare tutti gli sforzi messi in campo per ristori e dossier di rilancio industriale. Sono ore decisive per la politica italiana. La crisi è ufficialmente aperta e sono sostanzialmente cinque gli scenari possibili. Matteo Renzi non sembra intenzionato a ritornare sui suoi passi e neppure Giuseppe Conte.
Una situazione delicata venutasi a creare in un periodo di grande difficoltà per il Paese. Cresce il fronte dei sostenitori del premier, appoggiato da Nicola Zingaretti, Dario Franceschini, Andrea Orlando e anche da buona parte del Movimento Cinque Stelle. L’ipotesi di ritornare al voto, tra tutte, sembra essere quella più remota. Il centrodestra chiede subito elezioni ma, il primo ad opporsi, è proprio il senatore Matteo Renzi. “Non ci credo al voto – ha detto il leader di Italia Viva – perché il Parlamento non ha le condizioni per andare al voto, si andrà nel 2023″.
Mentre la politica è nel pieno del dibattito, il Paese attraversa una crisi economico-sanitaria durissima, forse la più complessa dalla fine del secondo dopoguerra. Interi settori sono allo stremo. Su tutti c’è quello turistico che vale una fetta consistente del Pil nazionale, il 13% per l’esattezza. Alberghi, hotel, bed & breakfast sono con l’acqua alla gola. Per non parlare della ristorazione che, ormai, annaspa. Proprio oggi parte l’iniziativa #ioApro1501, che mette insieme circa 50mila esercenti da tutta Italia, pronti a ripartire oggi dicendo basta alle limitazioni introdotte dal governo. “Non sarà un open day – ha spiegato uno degli organizzatori – ma piuttosto un io apro per non chiudere più. Lo facciamo per sopravvivenza”.
Non bastava la pandemia. La crisi in maggioranza getta ombre sulla ripartenza del Paese. Rischiano di saltare ristori, dossier di sviluppo industriale e, persino, la riforma degli ammortizzatori sociali. A nulla sono valsi gli appelli alla coesione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. “Nei prossimi giorni, forse già giovedì, faremo il Consiglio dei ministri per chiedere l’autorizzazione del Parlamento a un nuovo scostamento. Atto che, naturalmente, richiede un Governo nella pienezza delle sue funzioni, che non è compatibile con una crisi di governo“. Così aveva commentato Gualtieri ai microfoni di Radio popolare, poco prima della decisione di Italia Viva. Ma gli sviluppi politici sono andati in una direzione opposta. “Poi, mentre il Parlamento voterà auspicabilmente questo scostamento – aveva detto ancora il ministro – predisporremo quanto abbiamo già iniziato a fare, per arrivare dopo il voto alla sua approvazione”.
L’appello di Roberto Gualtieri, però, è caduto nel vuoto. Ma a rischiare grosso non è solo lo scostamento di bilancio. Traballa anche la riforma degli ammortizzatori sociali, che rischia ora di saltare e che, invece ,sarebbe prioritaria considerato che il 31 marzo 2020, scade il blocco dei licenziamenti. Gli analisti sono preoccupati per un possibile boom di disoccupati. Per oggi pomeriggio è in agenda un incontro presso il Ministero del Lavoro. Sul tavolo c’è proprio questo argomento. Dal 1° aprile, infatti, i licenziamenti torneranno liberi, ma non si esclude di prolungare ancora il blocco per le imprese più in crisi. I sindacati incalzano la ministra Nunzia Catalfo che tra l’altro, stando alle indiscrezioni, sarebbe in bilico in caso di un eventuale rimpasto.
Con la crisi di governo, inoltre, c’è incertezza per l’introduzione dell’assegno unico. Sul tappeto c’è anche tutta la discussione sulla riforma del sistema pensionistico, in vista della scadenza del periodo di sperimentazione di Quota 100. E che dire poi dei grandi dossier industriali? Alcuni di essi fanno riferimento a vere e proprie “questioni annose”. E’ il caso di Alitalia, Whirlpool, ex Ilva e Autostrade, tutte realtà che attendono risposte certe dalla politica in vista di un rilancio. Vale la pena sottolineare che, entro la fine del mese, è attesa la nuova offerta di Cassa depositi e prestiti e dei fondi Blackstone e Macquarie.
Insomma le partite aperte sono tantissime e questa crisi di governo, purtroppo, rischia di avere conseguenze nefaste. Le prossime ore potrebbero essere decisive per capire in che direzione andrà la politica. Al momento, l’ipotesi più quotata, sembra essere quella di un Conte Ter.