A Ferrara l’arte esplora le diverse forme della femminilità nel mondo.
Dal 1984, grazie alla determinazione dell’Udi- Unione donne italiane, si tiene la mostra biennale sulla donna. Un momento in cui l’arte e la cultura raccontano l’universo femminile in tutte le sue più nascoste forme di rappresentazione. Uno sguardo per mostrare, non solo alle donne, la vita di migliaia di ‘altre’ donne nel mondo.
Il tema di questa XIV edizione della biennale donna è racchiuso nel titolo “Memorie velate, arte contemporanea dall’Iran“. Una serie di eventi, mostre e dibattiti che vogliono svelare ciò che giace sotto la cultura ufficiale e condivisa del Paese mediorientale e come parte dell’humus ribelle, creativo e modernizzatore che sarà responsabile di una futura e possibile rinascita dell’Iran sia proprio rappresentato dall’universo femminile.
Sono proprio le donne, infatti, quelle che con piccoli grandi gesti, attraverso la quotidianità diffusa o attraverso l’arte e la cultura, a voler imprimere una decisa svolta e superare l’arretratezza e i soprusi che ancora oggi in maniera coercitiva limitano la libertà, di espressione, di autodeterminazione, di vita di una popolazione.
Molte le immagini, le storie, gli eventi e i personaggi che hanno partecipato alla mostra. In particolare due segnano il senso di questo importante percorso: la presenza di Siba Shakib, scrittrice e regista iraniana, da sempre impegnata sul racconto e la divulgazione della condizione delle donne in Iran, che ha avuto modo di raccontare il suo lavoro di denuncia ed emancipazione, soprattutto con molte studentesse e studenti, proprio per diffondere e seminare il germe di una nuova consapevolezza e solidarietà anche fuori dal territorio nazionale iraniano.
L’altro è il video ‘Rough Cut’ (taglio brutale), in cui l’artista iraniana Firouzeh Khosrovani denuncia come la visione coercitiva e repressiva si manifesti anche in norme e comportamenti privi di logica: nel video viene documentata l’asportazione, tramite sega elettrica, del seno da manichini destinati alle vetrine dei negozi. La negazione della propria sessualità e l’imposizione di una restrizione, passa anche per questi gesti.
La regista e le altre artisti presenti agli eventi raccontano e denunciano non solo l’oppressione, ma la voglia e la presenza di una nuova autocoscienza, in Iran come in tutto il medio oriente, che porta e porterà le donne, e gli uomini, a un processo di autodeterminazione inevitabile e salvifico.