Suscita non poche polemiche la dichiarazione considerata “sessista e misoginia” del nuovo direttore del quotidiano cattolico “La Croce”, Mario Adinolfi, pronunciata nell’ambito del programma radiofonico La Zanzara su Radio 24, con la quale ha sostenuto che la donna è sottomessa all’uomo.
“La moglie sottomessa cristiana è la pietra su cui si edifica la famiglia. Sottomessa significa messa sotto, cioè la condizione per cui la famiglia possa esistere. Una donna mite. E sottomessa non significa che non c’è la parità, sono due cose diverse”, ha dichiarato Adinolfi.
Un concetto che di certo non è passato inosservato, soprattutto ai media e che ha sollevato un vespaio di commenti tanto da provocare l’intervento della moglie di Adinolfi, Silvia Pardolesi, che correndo in soccorso del compagno con uno scritto, pubblicato dal sito Lettera43.it, difende e “sposa” le sue affermazioni: “Sono una vera e propria dichiarazione di parità fra i sessi e di amore all’interno di una famiglia. Penso sia stato tutto molto strumentalizzato”.
“Se sentirsi sottomessa significa essere al servizio della mia famiglia e, quindi, fare tutto ciò che è in mio potere per rendere armoniosa la vita insieme a mia figlia e mio marito, allora sì, sono sottomessa”, ha voluto poi aggiungere la donna, concludendo che “uomini e donne hanno uguale dignità, ma non sono uguali. Hanno diversità caratteristiche che li arricchiscono. L’ideologia unisex è semplicemente stupida. Il Vangelo contiene una dimensione più alta di rispetto della donna rispetto a qualsiasi testo femminista”.
In conclusione, queste posizioni riportano a numerosi interrogativi sulle pari opportunità e la divisione dei ruoli all’interno della coppia, facendo riesplodere il tema dell’emancipazione femminile. Di certo, non si tratta della visione spirituale della donna-musa del dolce stil novo elevata ad angelo, offrendo un nuovo concetto dell’immagine femminile di un amore impossibile teso ad indirizzare l’uomo verso la sua nobilitazione e sublimazione. Insomma, una donna che nella cultura cortese di certo non appariva come sottomessa agli albori della cultura umanistica e del Rinascimento.