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Elena Ceste: marito “freddo e impassibile” al momento dell’arresto

Il marito di Elena Ceste è stato arrestato ieri nella sua abitazione di Costigliole d’Asti. Secondo quanto  si apprende, l’uomo, Michele Buoninconti, durante l’interrogatorio di garanzia prima di essere trasferito nel carcere di Quarto d’Asti,  è rimasto “freddo e impassibile” e non avrebbe fatto alcuna considerazione sul suo arresto.

Nel frattempo, i quattro figli della coppia sono stati affidati ai nonni materni che sono in attesa del nulla osta per eseguire i funerali di Elena.

Nell’ordinanza del Gip di Torino in cui Michele Boninconti è accusato di aver ucciso la moglie e di averne occultato il cadavere, emerge il ritratto di un uomo che covava odio, dopo aver scoperto un tradimento della donna che considerava ormai “dannosa e pericolosa”.

Secondo il gip vi sono indizi “gravi, precisi e concordanti” nonostante i tentativi di depistaggio del marito che avrebbe in realtà pianificato l’omicidio, per cui vi sarebbe anche l’aggravante della premeditazione. “Tutti gli elementi raccolti nel corso delle indagini, non solo numerosi ma anche particolarmente pregnanti, indicano Michele Boninconti come l’autore delle gravissime condotte. Emerge in maniera dirompente che sia stato lui”, sottolinea il Gip, considerando anche “l’assoluta impossibilità di formulare ipotesi alternative”.

Tra gli indizi più significativi:

– Le tracce di terriccio trovate sugli abiti e su una delle calze che Elena indossava la mattina della scomparsa e che il marito ha consegnato agli investigatori, in quanto erano piegati perfettamente nel giardino di casa. Le tracce però sarebbero “compatibili con i terreni dell’area circostante il Rio Mersa e con il terreno della zona di ritrovamento del cadavere”-

– Altri elementi si rifanno alle analisi delle celle telefoniche. L’orario dell’omicidio di Elena sarebbe avvenuto tra le 8.43 e le 8.55 del 24 gennaio. In quell’ora, l’auto del marito tra le 8.55 e le 8.57, risultava “in una strada che corre parallela” al punto dove è stato trovato il cadavere. “Si può affermare con ragionevole certezza che l’indagato ha tracciato a bordo del proprio veicolo un percorso quasi circolare partendo dalla propria abitazione, transitando nella zona in cui è stato rinvenuto il cadavere di Elena Ceste”, ha scritto il giudice, sottolineando che poi Michele ha imboccato la statale e ha ripreso la strada per casa.

– Tra gli altri elementi indicati dal gip vi sarebbe anche il fatto che il marito dopo il ritrovamento del corpo “ha ammesso di essersi recato nei pressi del rio Mersa per effettuare le ricerche” e che il medico di famiglia, dopo una settimana dalla scomparsa di Elena, visitò Michele. Il medico ha messo a testimonianza che Michele lamentava “un dolore agli addominali dovuto ad una contrattura da sforzo”. Un dolore, viene sottolineato “provocato da un intenso sforzo muscolare, come chi è costretto a sollevare un peso inabituale”. Elementi che potrebbero essere significativi per l’accusa che ritiene che Elena sia stata uccisa nel letto, denudata, caricata in auto e infine gettata di peso nel canale.

– Infine, il ritratto psicologico di Michele induce a pensare che covasse rancore per la donna. In una intercettazione di Michele, dopo 7 mesi dalla scomparsa, l’uomo raccontava ai figli che “con mamma c’ero riuscito a farla diventare donna, solo che vai a capire cosa ha visto. Diciotto anni della mia vita per recuperarla, diciotto anni della mia vita per raddrizzare mamma”. Un uomo che sicuramente non apprezzava il fatto che Elena avesse osato pensare a “relazioni extraconiugali oppure a relazioni virtuali con il computer, …e per questo doveva essere eliminata” scrive il gip. Michele sarebbe stato tradito nel suo orgoglio di uomo di famiglia, sentendosi ripagato “con vergogna, mortificazione e disonore”.

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