In piena emergenza Coronavirus, resta da sciogliere il nodo scuola. Una matassa da sbrogliare in tempi relativamente brevi, specialmente per quanto riguarda gli Esami di Maturità.
Nel caos del Paese, in piena emergenza Coronavirus, oltre all’economia e agli aiuti che si chiedono a gran voce – anche dall’Europa – affinché gli equilibri di stabilità non saltino definitivamente preannunciando il baratro, c’è la questione scuola da risolvere. La settimana scorsa il Ministro della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, aveva assicurato che la Maturità 2020 non fosse a rischio. Infatti è così, bisogna solo decidere come espletare questa formalità. Stesso discorso per gli esami di terza media.
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Se da una parte si cerca di tranquillizzare una collettività, quella di docenti e studenti alle prese – per chi può e soprattutto per chi riesce – con la didattica a distanza (pronto anche un fondo da spendere per potenziare mezzi e strumenti di lavoro in tal senso), dall’altra si deve necessariamente mantenere la lucidità e il pragmatismo: “Le aule torneranno ad essere popolate non appena arriverà l’ok dalla commissione medico-scientifica”, precisa il Ministro.
La sostanza dei fatti è che, purtroppo, dal punto di vista medico, ancora si brancola nel buio. Il COVID-19 può essere arginato, gli esperti sono al lavoro, ma non c’è ancora una soluzione definitiva. Da qui anche la reiterata esigenza del lockdown e le misure draconiane che si porta dietro. Ad ogni modo, se dalla scienza per il momento arrivano più dubbi che certezze, una quadra al cerchio (in special modo sulla didattica) devono darla le istituzioni.
“Nessuno deve rimanere indietro”, citando il Premier Conte nel suo ultimo discorso alla Nazione, men che meno gli studenti: quella che si profila all’orizzonte potrebbe essere una Maturità ancor più semplificata. L’idea non è quella di dare il famoso 6 politico a chiunque, ma di evitare comunque le bocciature vista la situazione di precarietà ed emergenza. Pronti eventuali corsi integrativi a settembre, ma quest’ultima ipotesi è ancora al vaglio delle autorità.
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Sempre più probabile, invece, la commissione interna con il solo presidente esterno per quanto riguarda le cattedre. Sull’argomento prove scritte, intanto, c’è ancora divisione: tutto dipenderà dall’esito di queste settimane. Se ci sarà l’opportunità di tornare a scuola a maggio, si potrà pensare alle prove scritte (ovviamente su un programma ridotto vista la complicanza degli ultimi mesi), altrimenti potrebbero saltare – come avvenne all’Aquila durante il terremoto del 2009 – e si passerà direttamente agli orali attraverso convocazioni singole e a distanza. La deadline della prima prova scritta – quella di Italiano – sarebbe il 17 giugno, prima di quella data si dovranno avere le idee chiare. Bisognerà decidere se agire in un senso o nell’altro per salvare il salvabile, senza aggravare ulteriormente le conseguenze sul piano didattico e curricolare.
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