Tutto quel che c’è da sapere sulla psicologia del figlio unico e sulla così detta sindrome che lo riguarda.
Chiunque avrà sentito dire almeno una volta che i figli unici sono persone solitamente viziate e che faticano a rapportarsi con gli altri. In giro si sente spesso parlare anche di “sindrome del figlio unico” quasi fosse una patologia che riguarda le persone cresciute senza fratelli o sorelle. In realtà, benché alcune delle idee che si hanno sui figli unici possono risultare veritiere, tante altre sono solo teorie basate sul nulla e ormai screditate da anni dagli stessi psicologi.
Essere figli unici è infatti una “condizione” che non presuppone uno sviluppo particolare del carattere ma che di contro ha certamente delle mancanze che possono farsi sentire o meno, in base al tipo di famiglia nella quale si cresce e alle esperienze di vita che si fanno.
Visto che ancora oggi ci sono molti dubbi su questo argomento, noi di chedonna.it cercheremo di illustrare quelli maggiormente discussi e resi noti da studiosi e psicologi.
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Dopo anni di frasi come “i figli unici sono viziati” o “i figli unici non amano dividere le cose con gli altri” o ancora “i figli unici sono egocentrici”, è giunta l’ora di fare chiarezza.
Sempre più studi (come riportato dalla stessa rivista Focus) hanno dimostrato infatti che simili credenze sono del tutto erronee. Al contrario sembra invece vero (stando ad uno studio condotto nell’Università del Texas da Toni Falbo e confermato da uno più recente svolto a Francoforte da Andreas Klocke e Sven Stadtmuller), che chi cresce senza fratelli o sorelle sembra instaurare un rapporto più stretto con i genitori.
A parte questo particolare, tra l’altro facilmente comprensibile, i figli unici non sono più viziati o egocentrici. Questa caratteristica dipende dal tipo di educazione ricevuta e dalle esperienze che si fanno nella vita e può appartenere sia ai figli unici che a quelli con fratelli o sorelle.
Se proprio si vuole trovare un denominatore comune tra i figli unici questo può essere invece la solitudine. Crescendo da soli, figli unici si trovano infatti più spesso nella condizione di crearsi degli amici immaginari risultando inoltre meno tolleranti verso gli altri, almeno nei primi anni di socializzazione. Un atteggiamento che riflette l’essere cresciuti senza un confronto costante e quindi spesso impreparati a situazioni come quella di dover dividere le proprie cose o condividere l’ambiente con qualcuno. Nella maggior parte dei casi, però, si tratta di un problema marginale che sparisce quasi del tutto dopo le prime forme di socializzazione.
Al contrario tra le caratteristiche che li accomunano (secondo un test eseguito in Cina) c’è la creatività, spesso sviluppata al fine di creare giochi e momenti di svago pur stando da soli.
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Sono quindi da dimenticare tutti i preconcetti di un tempo che andrebbero invece sostituiti con la comprensione che i modi di fare dei bambini sia figli unici che non, dipendono dall’educazione e quelli degli adulti, oltre che dal carattere, dalle esperienze di vita fatte negli anni. Ogni persona va sempre considerata nel personale e senza etichette che se da un lato danno l’illusione di semplificare la conoscenza, dall’altro equivalgono a dei paraocchi che impediscono di capire chi si ha veramente di fronte.
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