Pochi istanti prima dello schianto i passeggeri dell’Airbus A320 della Compagnia tedesca Germanwings, precipitato lo scorso 24 marzo, nelle Alpi marittime francesi, si sono accorti di quello che stava accadendo e hanno vissuto frazioni di angoscia e terrore per cui hanno iniziato ad urlare.
E’ quanto ha rivelato il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, intervenuto questa mattina in una conferenza stampa di aggiornamento sulle operazioni di recupero dei corpi delle vittime e sulle indagini, mirate ad accertare le cause dell’incidente.
“I passeggeri si sono accorti all’ultimo momento di quello che stava succedendo e si sono messi a urlare. La morte è stata istantanea”, ha affermato il procuratore, riferendo dei primi risultati emersi dalle analisi della prima scatola nera, quella della cabina di pilotaggio, recuperata. Per cui ha poi spiegato che “nella banda audio, si sentono le grida solo poco prima dello schianto”.
In base alle indagini emerge che il copilota tedesco di 28 anni, Andreas Lubitz ha deciso volontariamente di fare schiantare l’aereo contro la montagna. Secondo la ricostruzione fornita dal procuratore di Marsiglia, “si sente il capitano di bordo preparare il briefing in vista dell’atterraggio a Dusseldorf. Il comandante chiede al copilota di prendere i comandi, le risposte del copilota sembrano laconiche, poi si sente il rumore del sedile che indietreggia e la porta che si chiude. Possiamo pensare che il comandante sia uscito per un bisogno personale. A questo punto quando è solo al comando- prosegue il magistrato-, il copilota manipola i bottoni del flight monitoring system per azionare la discesa dell’apparecchio. L’azione su questo selezionatore di altitudine può essere solo volontaria”.
Ma il procuratore ha escluso che si trattasse di un’azione premeditata, quanto piuttosto potrebbe trattarsi di un suicidio: “A priori, per il momento, a 48 ore dalla tragedia, possiamo affermare che il respiro del copilota non era di qualcuno colpito da infarto o malore. Non si sente nessuna parola”, ha riferito il procuratore. Un elemento preoccupante se si pensa che durante la discesa di 8 minuti, il copilota rinchiuso nella cabina, non aveva alterato il suo respiro. Un gesto cosciente e consapevole che per il procuratore potrebbe essere riconducibile ad un’azione da megalomane.
“Ad oggi, alla luce delle indagini in corso, l’interpretazione più plausibile per noi inquirenti è che il copilota abbia volontariamente permesso la perdita di quota dell’aereo e che avesse la volontà di distruggere questo aereo”, ha affermato il procuratore, confermando quanto trapelato dal New York Times.
Ovvero che il copilota si è chiuso dento la cabina per cui “si sentono i diversi appelli del comandante di bordo per consentire l’accesso alla cabina pilotaggio, ma non arriva nessuna risposta da parte del copilota. Si sente il respiro umano all’interno della cabina fino all’impatto finale. Si è rifiutato volontariamente di aprire la porta”.
Un pilota che oltre 12 anni di esperienza ha spiegato che la manovra di discesa controllata potrebbe essere stata eseguita dal co-pilota dell’Airbus 320 della Germanwings per aggirare i numerosi computer di bordo che avrebbero automaticamente corretto la quota.
Il procuratore al momento ha scartato l’ipotesi di un’azione riconducibile ad un attentato terroristico: “Non c’è alcun elemento per fare questa ipotesi”, ha sottolineato Robin, aggiungendo che “il copilota è di nazionalità tedesca e non è segnalato come possibile terrorista”.
Si apprende che le abitazioni del copilota, a Montabaur e a Dusseldorf, in Germania sono piantonate dalla polizia, dove adesso le autorità svolgeranno ulteriori accertamenti per tentare di ricostruire la vita del pilota e i motivi che lo hanno spinto a compiere questa azione estrema con la quale sono morte 150 persone.
I vertici della filiale della Lufthansa in conferenza stampa hanno parlato di un caso singolo e isolato, confermando la pista delineata dalla procura di Marsiglia. Durante l’incontro con i giornalisti, i vertici hanno risposto ai cronisti che parlavano di “una sospensione della formazione per pochi mesi”. I responsabili della compagnia hanno però replicato ricordando che “chi sospende deve dopo dimostrare le sue capacità mediche e psicologiche per continuare la formazione. Se ci fosse stato motivo medico per la sospensione c’è anche dopo la morte, la questione di privacy. Ma se passa tutto alla procura le cartelle saranno messe a disposizione”, hanno poi aggiunto che tra le ipotesi evidenziano la pista del suicidio.
Intanto proseguono le operazioni di recupero delle vittime che vedono impegnati oltre 400 gli uomini impegnati mentre lo staff di medici stanno prelevando campioni di Dna sui famigliari delle vittime per poter identificare i corpi. Infine, secondo quanto riferito dalle autorità locali, saranno necessari almeno 15 giorni per recuperare tutte le vittime: “Lo schianto contro la montagna ha polverizzato l’Airbus, si tratta di un lavoro complicato”, ha sottolineato un gendarme, raccontando le difficoltà dei soccorritori “dotati di ramponi e piccozza per non scivolare, aggiunge. Lavorano in cordata, assicurati ai pochi alberi presenti nella zona”.