Proseguono le indiscrezioni sensazionalistiche sulla vita Andreas Lubitz, il copilota che ha provocato lo schianto dell’Airbus A320 della Germanwings, uccidendo 150 persone.
Mentre è giallo sul certificato di idoneità al volo, si continua a delineare il profilo psicologico del pilota di 28 anni che nascose e strappò i suoi certificati di malattia. Se da una parte l’ex fidanzata ha rivelato che Andreas temeva di non poter fare carriera a causa dei suoi problemi psichiatrici, dall’altra gli esperti sottolineano come oltre alla depressione, Lubitz era senz’altro narcisistico.
E’ quanto sostiene Emilio Sacchetti, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) che, a margine del 23esimo congresso dell’Associazione europea di psichiatria (Epa), sottolinea come Andreas non fosse depresso o logorato dallo stress da lavoro “burn-out” : “Non si trattava di un soggetto patologico ma, a mio parere di una personalità caratterizzata da un narcisismo maligno”, ha spiegato Sacchetti, spiegando che “nella letteratura scientifica non c’è un solo caso di soggetto burn-out omicida, e credo poco anche all’ipotesi della depressione perché, di solito, il soggetto depresso omicida uccide persone a lui care e vicine e lo fa a scopo salvifico, ovvero per impedire loro di soffrire in qualche modo; di solito, dunque, la depressione non spinge a questi atti estremi verso persone estranee”.
Sacchetti ritiene pertanto che “penso alla fine si avrà una brutta sorpresa rispetto a quanto sostenuto sino ad oggi e si arriverà alla conclusione che il copilota non era un soggetto malato, cioè colpito da una patologia mentale definita”.
Lo psichiatra spiega come in questi casi, “è quello che si definisce un soggetto abnorme psichico: ovvero una situazione di narcisismo maligno ed esasperato di una personalità che, non vedendo soddisfatte le proprie aspettative e obiettivi si è voluta vendicare. C’è la volontà lucida di punire”.
Tuttavia, Sacchetti sostiene che questo profilo “non è riconducibile ad un disturbo definito o ad una patologia codificata” ed è per questo che “l’azione commessa non era prevenibile o prevedibile, perché non riconducibile ad una patologia definita, anche se qualcuno ha magari potuto notare nel tempo qualche comportamento reputabile fuori dal comune”.
Proseguono le operazioni di recupero dei corpi delle vittime, mentre è stato smentito il ritrovamento del corpo del copilota.