La Terra chiama, la moda risponde. Ecco i luxury brand che abbracciano la moda sostenibile per un futuro sempre più green.
Il 22 aprile si celebra la Giornata della Terra: una data dedicata alla salvaguardia del nostro pianeta, e che vede anche i grandi nomi della moda, sempre più consapevoli dell’urgenza di abbracciare un futuro green, in prima linea. In un mondo dove la natura reclama il suo spazio, i brand di moda si fanno portavoce di un messaggio di cambiamento, dimostrando che eleganza e sostenibilità possono andare di pari passo.
Quella della moda sostenibile non è solo una tendenza, ma un vero e proprio cambiamento di paradigma. I grandi marchi lo dimostrano con collezioni eco-compatibili, realizzate con materiali innovativi e processi produttivi a basso impatto ambientale.
Negli ultimi anni l’industria fashion è diventata sempre più eco-responsabile ed etica. Nel 2019, in occasione del G7 di Biarritz, nasceva il Fashion Pact, un patto firmato da 32 tra i più grandi nomi della moda mondiale, tra cui Prada, Gucci, Armani e Valentino.
L’obiettivo era quello di condividere scopi per ridurre l’impatto ambientale dell’industria, affrontando problematiche come i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la gestione dei rifiuti.
Questo accordo ha rappresentato un passo fondamentale verso una maggiore consapevolezza all’interno del settore, spingendo i brand a rivedere le proprie filiere produttive e ad adottare pratiche più sostenibili. La strada intrapresa è quella di un lusso sostenibile, capace di coniugare stile e responsabilità.
In risposta al Fashion Pact e alle crescenti richieste da parte dei consumatori, le case di moda hanno infatti iniziato ad implementare diverse strategie per ridurre il loro impatto ambientale. Tra queste, l’utilizzo di materiali riciclati e a basso impatto ambientale, l’adozione di processi produttivi più efficienti e la riduzione degli sprechi.
Un esempio virtuoso che invita tutti a fare la propria parte per un futuro più verde e armonioso. Negli ultimi anni inoltre si sono diffuse piattaforme di moda circolare come Vinted e Vestiaire Collective sulle quali si possono comprare capi e accessori usati, risparmiando ed aiutando l’ambiente.
La sua filosofia, intrisa di rispetto per l’ambiente e la natura, ha reso la designer britannica Stella McCartney l’icona indiscussa della moda sostenibile. Fin dalla fondazione del suo brand nel 2011, Stella ha fatto della sostenibilità il suo credo.
Ogni sua creazione è un manifesto di consapevolezza e responsabilità, una sfida a ripensare il concetto di lusso in chiave ecologica. La stilista ha sperimentato nuovi modi di lavorare utilizzando nuovi materiali, come il cashmere riciclato nelle sue collezioni dal 2016, la fibra Econyl e il nylon riciclabile dal 2017 e il sottoprodotto degli scarti di mele e uva come alternativa alla pelle.
La sua ultima collezione per la Primavera Estate 2024 ne è la prova tangibile. Un traguardo raggiunto: il 95% dei capi è realizzato con materiali ecocompatibili e un’attenta gestione per ridurre al minimo le emissioni di carbonio. Numeri che testimoniano l’impegno concreto di Stella McCartney nel riscrivere le regole del fashion system.
Inoltre, per celebrare la Giornata della Terra 2024 Stella McCartney ha realizzato la capsula SOS in edizione limitata realizzata con materiali sostenibili al 100%. La filosofia della designer è un monito: il lusso sostenibile non è un’utopia, è la necessità di oggi e la promessa di domani.
La maison famosa per i suoi mocassini in pelo di canguro, ha compiuto una svolta epocale verso la sostenibilità, diventando un modello d’eccellenza nel mondo della moda. Fiore all’occhiello del gruppo Kering, l’anno scorso è stata eletta la prima corporation più sostenibile al mondo nel settore fashion. Un traguardo raggiunto non solo grazie all’eliminazione delle pellicce dalle collezioni, ma anche con iniziative concrete.
Tra queste ricordiamo Gucci Equilibrium, una piattaforma online dedicata alla trasparenza e alla comunicazione delle pratiche sociali e ambientali del brand. E poi la creazione del primo hub per il lusso circolare in Italia: un progetto innovativo in Toscana, nato per massimizzare l’utilizzo di materiali riciclati, la durabilità, la riparabilità e la riciclabilità dei prodotti a fine vita.
Un impegno a 360 gradi che dimostra come Gucci stia guidando la rivoluzione green nel mondo del lusso, con l’obiettivo di coniugare eleganza, responsabilità e rispetto per l’ambiente.
La direttrice creativa di Dior Maria Grazia Chiuri non è solo una creatrice di capolavori sartoriali, ma anche la guida appassionata verso un futuro più verde per la maison francese. Sotto la sua direzione, Dior ha ottenuto nel 2021 la certificazione Butterfly Mark di Positive Luxury, che attesta il rigore della sua strategia di sostenibilità.
Un traguardo significativo che ha posto le basi per il programma Dream in Green, un’ambiziosa iniziativa che abbraccia una strategia cooperativa globale e locale, adattandosi alle sfide ambientali di ogni regione e Paese. Un impegno concreto che coinvolge tutti i dipartimenti Dior in un processo di continuo miglioramento.
Anche il marchio inglese guidato da Daniel Lee si distingue come uno dei pionieri del lusso sostenibile. Burberry ha fissato l’obiettivo ambizioso di diventare un’azienda climate positive entro il 2040, mirando a rimuovere più carbonio dall’atmosfera di quanto ne emetta entro quella data.
Per arrivare a questo traguardo, il brand ha vita a una serie di nuove iniziative sostenibili, tra le quali il lancio della sua prima sfilata carbon neutral nel 2020 e la presentazione della capsule ReBurberry Edit, con trench e parka realizzati con reti da pesca rigenerate e bottiglie di plastica.
Burberry ha aggiunto ai capi della collezione delle etichette verdi, per informare i clienti delle caratteristiche green di ogni indumento, dall’uso di materiali organici e riciclati al risparmio di acqua e di energia durante la produzione. Il suo impegno per la tutela dell’ambiente è stato riconosciuto con il prestigioso Corporate Standard Ethics Rating (SER) “EE”, ottenuto nel 2023.
Anche i giganti del fast fashion come H&M, Zara, Mango e Primark hanno introdotto linee di abbigliamento realizzate con materiali eco-compatibili e prodotte in modo responsabile. Ma è davvero una moda sostenibile? Molti abiti usa e getta, spacciati come green, in realità sono in plastica derivata dal petrolio, non riciclabili e prodotti in condizioni di lavoro del tutto inique, continuano ad inondare il mercato. È il cosiddetto greenwashing, ossia ambientalismo di facciata.
Le aziende hanno la responsabilità di promuovere una produzione etica che riduca al minimo gli impatti sociali e ambientali. È tempo di un vero cambiamento, dove la moda sia davvero sostenibile e rispettosa dell’ambiente e delle persone, e il fast fashion non può essere la risposta.
Abbandonare l’usa e getta è la priorità. Dire no a una moda basata sul profitto a breve termine e sullo sfruttamento delle risorse e delle persone.
La spinta verso una moda più sostenibile è stata alimentata soprattutto dalla crescente consapevolezza, soprattutto tra i più giovani, delle problematiche ambientali e della necessità di un cambiamento. Secondo recenti sondaggi, nella Gen-Z, ossia ragazzi tra i 18 e i 25 anni, aumenta la percentuale di coloro che sono disposti a spendere di più per capi di abbigliamento sostenibili.
Una nuova sensibilità che rappresenta un fattore chiave per il futuro della moda, e che spinge i brand ad adottare modelli di business più sostenibili per rimanere competitivi. La Giornata della Terra 2024 ci offre l’occasione per riflettere sui progressi fatti verso una moda più sostenibile, ma anche sui passi che ancora restano da compiere.
La strada è tracciata, e la crescente consapevolezza dei consumatori, soprattutto tra i giovani, rappresenta un motore fondamentale per un cambiamento positivo.