Si moltiplicano gli studi che proverebbero la pericolosità del multitasking per il cervello umano.
Il semplice fatto di interagire contemporaneamente con diverse cose potrebbe essere dannoso per la salute mentale. Ovvero il fare molte cose allo stesso tempo sarebbe una potente illusione per cui l’uomo non si rende conto di quello che sta facendo. Secondo le ricerche, chi usa allo stesso tempo pc, tablet, smartphone e altri dispositivi saltellando da un’attività all’altra, rischia d’incorrere a seri problemi.
Da Earl Miller, un neuroscienziato del MIT passando per uno studio condotto dall’università di Sussex, il multitasking creerebbe seri danni al cervello e le donne sarebbero quelle più a rischio.
Dello stesso avviso anche il neuroscienziato Daniel J. Levitin, direttore del Laboratory for Music, Cognition and Expertise alla McGill University che in un articolo pubblicato dal quotidiano britannico “The Guardian” a fine gennaio, ha spiegato che il multitasking rende meno efficienti.
“Si è visto che il multitasking aumenta la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress e di adrenalina, l’ormone del lotta o scappa, che può stimolare eccessivamente il cervello e causare annebbiamento o pensieri disturbati”, ha spiegato Levitin, sottolineando che “il multitasking crea un circolo vizioso di dipendenza dalla dopamina, premiando effettivamente il cervello a perdere la concentrazione e a cercare stimoli esterni”.
Inoltre, secondo lo studioso il multitasking interagirebbe sulla corteccia prefrontale che ha una “distorsione da gadget” ovvero che la sua attenzione può essere facilmente distratta da qualcosa di nuovo: “Rispondere al telefono, cercare qualcosa su internet, controllare la posta, inviare un Sms: ognuna di queste cose modifica i centri del cervello deputati alla ricerca della novità e della ricompensa, provocando uno scoppio di oppioidi endogeni tutto a scapito della nostra concentrazione sul compito da svolgere”, ha affermato lo studioso.
Secondo gli studiosi, il passare velocemente da un’attività all’altra provocherebbe un esaurimento delle funzioni cerebrali e una riduzione della materia grigia.
Glenn Wilson, ex docente a contratto di psicologia presso Gresham College di Londra, che ha definito il multitasking “info-mania” avrebbe provato che vi sarebbe una riduzione del QI (Quoziente Intellettivo) effettivo di 10 punti nel semplice fatto di verificare una mail non letta mentre si è concentrati su un compito. Secondo Wilson, le perdite cognitive da multitasking sarebbero di gran lunga superiori a quelle dei fumatori di cannabis.
Tra le altre ricerche citate da Levitin anche quella condotta da Russ Poldrack, neuroscienziato a Stanford. Secondo Poldrack, mentre si fa multitasking le nuove informazioni acquisite durante il processo di apprendimento potrebbero essere dirette verso la parte sbagliata del cervello: “Se ad esempio gli studenti studiano e guardano la TV allo stesso tempo, le informazioni acquisite dai loro compiti si indirizzano al corpo striato, una regione specializzata nella memorizzazione di nuove procedure e competenze, non di fatti e idee. Senza la distrazione della TV, invece, le informazioni raggiungono l’ippocampo, dove vengono organizzate e classificate in una varietà di modi, rendendo più facile recuperarle”.
Ovviamente questo tipo di multi-attività ha una ricaduta sul metabolismo facendo sì che chiedendo al cervello di spostare l’attenzione da un’attività all’altra costringe la corteccia prefrontale e il corpo striato a bruciare il glucosio ossigenato, necessario per restare concentrati sui compiti.
Ma anche l’ormone dello stress nel cervello provocherebbe un comportamento aggressivo e impulsivo. Mentre uno studio del 2013, condotto dalla Michigan State University, ha associato i rischi del multitasking digitale all’ansia e la depressione.
Infine, vi sarebbe una ricaduta sulle decisione da prendere in quanto il multitasking causerebbe una sorta di corto circuito: “Questa incertezza manda in tilt il nostro rapido sistema di categorizzazione percettiva, è causa di stress, e porta al sovraccarico di decisione”, spiega il neuroscienziato, evidenziando che “una delle prime cose che perdiamo è il controllo degli impulsi. Si innesca rapidamente uno stato di impoverimento in cui, dopo aver preso un sacco di decisioni senza senso, rischiamo di finire con il decidere davvero male su qualcosa di importante”.
Ad esempio quando siamo sovracaricati, nel rispondere ad un semplice Sms “ci si sente ricompensati per aver portato a termine un compito”. Ma ognuno di questi Sms, sottolinea il ricercatore, trasporta un “proiettile” di dopamina . Lo stesso effetto viene provocato dalla ricompensa del gioco. In alcuni test di laboratorio condotti sui topi che amavano giocare con una leva, è stato notato che i topo per continuare a giocare non si sono più alimentati, per cui sono morti di fame, così come nel caso di una ragazzo di 30 anni che è morto in Cina dopo aver passato 3 giorni a giocare con i videogiochi. Casi che secondo i ricercatori sono molto frequenti.