L’era digitale comporta nuove sfide future per i lavoratori che oltre alle tradizionali forme di stress provocate dalle attività quotidiane e dalla frenesia o il traffico delle grandi città e i disagi economici, devono fare i conti con una nuova patologia chiamata “tecnostress” che provoca gravi disturbi e colpisce il 45% dei lavoratori digitali.
I dati emergono da una ricerca condotta su un campione di 1009 mobile workers, da Netdipendenza Onlus, realizzata in collaborazione con l’Associazione italiana formatori salute e sicurezza sul lavoro (Aifos).
Il 45% dei lavoratori ha sostenuto di aver accusato di problemi di salute derivati dall’uso intenso di tablet, smartphone e pc che sono diventati ormai gli strumenti di lavoro abituali.
I sintomi del tecnostress
Tra i vari sintomi, vi sono il mal di testa, ansia, ipertensione, insonnia, depressione, disturbi alla memoria e attacchi di panico. Inoltre, l’87% dei lavoratori evidenzia un affaticamento mentale. In generale il,7% lamenta seri problemi alla salute mentre il 39,6% problemi occasionali. A questi disagi, gli esperti segnaliamo che sono da aggiungere i danni provocati dall’altro l’elettrosmog, cioè l’esposizione prolungata ai campi elettromagnetici emessi da smartphone, tablet e stazioni Wi-Fi. Per cui sottolineano gli esperti, “molti sintomi dell’elettrosmog sono simili a quelli del tecnostress, come ad esempio il mal di testa, il calo della concentrazione, l’insonnia”, ammonendo che “bisogna approfondire l’impatto di questi due rischi e valutare correttamente il sovraccarico informativo cognitivo e i livelli di emissioni di campi elettromagnetici”. Tanto che ben il 65,5% dei lavoratori è consapevole dei rischi dei campi elettromagnetici correlati all’uso dei dispositivi mobili, ma non può farne a meno.
Tra i sintomi più frequenti lamentati dai lavoratori digitali ci sono
•il mal di testa (44,5%),
•il calo della concentrazione (35,4%),
•il nervosismo e l’alterazione dell’umore (33,8%),
•tensioni neuromuscolari (28,5%),
•stanchezza cronica (23,3%),
•insonnia (22,9%),
•ansia (20,4%),
•disturbi gastro-intestinali (15,8%),
•dermatite da stress (6,9%).
Tra i sintomi più gravi alterazioni comportamentali (7,1%), attacchi di panico (2,6%) e depressione (2,1%).
Le ore collegate a dispositivi digitali
L’indagine ha rilevato che l’87,5% degli intervistati usa frequentemente dispositivi mobili connessi a Internet per motivi di lavoro, sottolineando nel 59,5% dei casi che la quantità di informazioni da gestire sia molto aumentata nell’era degli smartphone.
Il 18,4% degli interpellati usa un computer connesso alla Rete per 8 ore al giorno, il 9,8% per 10 ore e chi addirittura oscilla tra le 12 e 16 ore (ovvero il 6% circa).
Il 64,1%, inoltre, usa lo smartphone un’ora al giorno per conversazioni di lavoro (circa 30 ore al mese), anche nel week’end. Alcuni lavoratori arrivano a usare lo smartphone anche “6 ore al giorno, con pause di 30 minuti”. L’uso del tablet per motivi di lavoro invece non è ancora così diffuso. Infatti solo il 36,9% lo usa abitualmente almeno un’ora al giorno, con punte massime di 4 ore. Ormai molti lavoratori sono iperconnessi: non staccano mai la spina e dichiarano di usare computer, smartphone e tablet anche la sera a letto per motivi professionali (complessivamente il 66,5% circa), o il sabato e la domenica (circa il 90%).
Soluzioni e dipendenza dalla tecnologia
Nel 2007 il tecnostress è stato riconosciuto come nuova malattia professionale, in seguito a una sentenza della Procura di Torino, fino a quando nel 2010 il ministero del Lavoro ha considerato il tecnostress un problema per la salute dei lavoratori digitali.
Si tratta di una nuova sfida che deve anche confrontarsi con la dipendenza dalla tecnologia digitale. Infatti, per molti “staccare la spina” provoca un forte disagio. Tanto che dall’indagine, alla domanda potresti fare a meno della tecnologia digitale?, il 26% risponde di non considerare affatto l’ipotesi e il 17,5% risponde mai.
C’è chi rinuncerebbe alla tecnologia per pochi minuti (3,5%) oppure per mezza giornata (16,8%). I più coraggiosi sostengono di poter evitare l’uso dei dispositivi digitali per un periodo compreso tra un giorno (11,3%) e una settimana (12,7%).