La sedicenne aveva organizzato con il fidanzato, 23enne, la loro prima volta in una casa di Torino. Scesa in strada aveva incontrato casualmente il fratello e avendo sugli abiti alcune macchie di sangue ha deciso di inventare lo stupro perché si vergognava. La famiglia da cui proviene è molto religiosa e temendo di essere picchiata per quello che aveva fatto ha deciso di dare colpa a chi non ne aveva per salvare a sé stessa. “Non so perché ho dato colpa agli zingari. È stata la prima cosa che mi è venuta in mente.” Dice la ragazza oggi. La famiglia di lei non si da pace per quello che è successo. In fondo, la colpa è anche loro se la giovane, per paura, era arrivata a fare una cosa così ingiusta ed ignobile.
Nulla, però, giustifica l’ondata di razzismo che è sempre più presente nelle nostre vite. Spesso e volentieri vengono accusati proprio gli stranieri per i delitti dietro quali potrebbero benissimo esserci anche gli Italiani. Ricordiamo l’episodio simile era successo anche a Napoli nel 2008, quando dei rom erano stati ingiustamente accusati per il rapimento di un bambino. La ragazza ha detto che la prima cosa che le era passata per la mente era accusare degli “zingari”. Perché? Poteva, se voleva inventare lo stupro, un delitto ignobile che le auguriamo di non vivere mai, accusare anche un’italiano. Sarebbe cambiato qualcosa? Forse sì, forse no. Le sue scuse, il gesto dovuto nei confronti di chi ha dovuto subire violenza per qualcosa che non ha fatto, arrivano tardi. Se avesse pensato solo per un’attimo prima di agire, le cose sarebbero andate diversamente. È troppo facile chiedere scusa adesso. Oggi. Le sue scuse non restituiranno la casa a quella povera gente, ma forse faranno sì che la gente si renda conto che la violenza non è mai la soluzione giusta. Mai.
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