Isis, tempi stretti in Libia: riunione dell’Onu

Si è riunito il Consiglio di sicurezza dell’Onu per fare il punto sulla situazione in Libia dove è in corso l’avanzata dei miliziani che hanno aderito al gruppo terroristico dell’Isis.

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Una situazione pericolosa che si rivela essere una minaccia crescente per l’Occidente. Nel corso della seduta è intervenuto in conferenze call dalla sede Fao di Roma Bernardino Leon, l’inviato del segretario generale Ban Ki moon impegnato nella mediazione tra le varie fazioni in guerra in Libia per formare un governo di unità nazionale in Libia al fine di contrastare l’Isis con il sostegno dell’Onu, mettendo insieme l’esecutivo laico di Tobruk con quello islamico in controllo di Tripoli e Misurata. Tuttavia i tempi sono molto limitati in quanto il prossimo 13 marzo scade la missione Unsmil, per cui si pensa ad una proroga.
“Non ci sono dubbi che i gruppi terroristici come l’Isis giocano sulle divisioni politiche in Libia per rafforzare la propria presenza sul terreno”, ha detto Leon, spiegando che “non nascondo che ci sono sfide enormi per i negoziati in Libia, innanzitutto sul fronte della sicurezza per cui bisogna fare di più” e affermando senza mezzi termini che “la situazione in Libia si sta deteriorando rapidamente, il Paese non può più affrontare una crisi politica”, per cui “i leader del Paese devono agire velocemente” altrimenti “saranno necessari compromessi e decisioni difficili”.

Secondo quanto dichiarato da Leon all’Ansa e Rainews, “l’Isis ha cambiato strategia, da gruppo terrorista con piccoli commando si è trasformato in una realtà che conduce operazioni militari. E’ un grande salto di qualità e per questo il tempo stringe”.

Settimana scorsa, di fronte all’avanzata dell’Isis, l’Egitto ha presentato una risoluzione all’Onu con la quale chiede l’autorizzazione ad un intervento.
I jihadisti dello Stato islamico hanno marciato a sud di Sirte, per conquistare i campi petroliferi abbandonati di Bahi e Mabruk, e assediare quello di Dhahra. Nell’ambito dell’attività di mediazione di Leon è stato pertanto convocato un vertice in Marocco, dove spera finalmente convincere le fazioni libiche. Inoltre, secondo le Nazioni Unite, il traffico di armi e petrolio sarebbe fuori controllo nel paese per cui servirebbe una forza marittima internazionale per bloccarlo.

Una situazione difficile anche dal punto di vista diplomatico. Infatti, come riporta La Stampa, “l’ambasciatore Dabbashi rappresenta Tobruk, e chiede di togliere l’embargo alla vendita di armi al suo governo, in particolare quelle destinate all’aviazione, per poter combattere i terroristi”.
Una premessa che potrebbe “giustificare un’offensiva guidata dal generale Haftar per riprendere tutto il paese”. Se da una parte Russia, Egitto, Giordania, e in parte la Francia sono favorevoli a Haftar, Gran Bretagna e gli Stati Uniti sono percepiti come più vicini ai ribelli di Tripoli.

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