A 40 anni dalla morte di Jimi Hendrix
Sono passati quarant’anni da quella mattina del 18 settembre 1970, quando il piu’ grande chitarrista del mondo fu trovato morto nella sua stanza d’albergo al Samarkand Hotel di Londra e come per tutte le leggende del rock scomparse giovani sulla sua fine non si sono ancora del tutto dipanate le teorie che lo vogliono vittima di un complotto.
James Marshall ”Jimi” Hendrix, nato a Seattle nel 1942, era all’apice della sua carriera, appena un anno dopo la travolgente esibizione di Woodstock e a neanche un mese dall’apparizione al festival sull’isola di Wight, due dei piu’ celebri raduni dell’epoca. Il corpo del chitarrista fu ritrovato dalla fidanzata Monika Dannemann e l’autopsia rivelo’ la presenza di un ingente quantita’ di vino rosso nello stomaco e nei polmoni. La causa di morte fu registrata come decesso per inalazione di vomito e intossicazione da barbiturici.
Furono in molti pero’ a dubitare della versione ufficiale.
La presenza di alcol nel sangue era infatti molto piu’ bassa ed e’ altamente improbabile che qualcuno riesca a bere una quantita’ di vino tale in cosi’ poco tempo da riempirsi addirittura i polmoni. Sembrava come se qualcuno lo avesse soffocato con la tecnica di tortura del water-boarding, oggi tristemente famosa per l’utilizzo che ne hanno fatto i soldati Usa contro i sospetti di terrorismo.
Di certo c’e’ che Hendrix era finito nel mirino del COINTELPRO (Counter Intelligence Program), il programma per contrastare le tendenza sovversive organizzato dall’Fbi, che sul chitarrista aveva aperto un dossier in cui veniva definito ”il noto intrattenitore negro” e si parlava del suo sostegno al movimento delle Black Panther. Della sua morte fu accusato anche il manager Mike Jeffery, scomparso nel 1973, che secondo uno dei roadie di Jimi avrebbe confessato prima di morire di aver ucciso il chitarrista riempiendogli la bocca di vino e sonniferi per intascare i soldi della sua assicurazione. Ancora due anni fa, nel 2008, la parlamentare statunitense Cynthia McKinney, candidata alla Casa Bianca per il Green Party, ha parlato di un complotto del governo che in quegli anni cercava di eliminare tutti i leader neri, da Malcom X a Martin Luther King.
Dietrologie politiche a parte, Hendrix non ha mai smesso di mettere tutti d’accordo sul fatto che la sua rivoluzionaria tecnica chitarristica abbia condizionato tutta la musica rock dei decenni seguenti. Fra i primi ad utilizzare la distorsione, il fuzz, il wha-wha, e’ comunemente considerato il precursore di hard-rock ed heavy-metal, oltre ad aver influenzato e cambiato anche la musica funk, afroamericana per definizione.
Dagli inizi del 1964 fino alla incendiaria performance di Woodstock, quando suono’ l’inno americano in modo provocatoriamente distorto fino a simulare le bombe della guerra in Vietnam, ogni volta che e’ salito sul palco ha finito per lasciare a bocca aperta tutti gli ascoltatori.
Scoperto nel 1966 dal bassista degli Animals Chas Chandler (leggenda vuole che a consigliarlo fu la ragazza di Keith Richards dei Rolling Stones), Hendrix si trasferi’ nella ”Swinging London” dell’epoca, molto piu’ aperta verso le nuove tendenze musicali rispetto agli Stati Uniti e dove ebbe modo di incantare chitarristi del calibro di Eric Clapton, Jeff Beck e Pete Townshend. Il primo successo commerciale fu anche quello che gli sarebbe rimasto cucito addosso: il 45 giri di ”Hey Joe”, un brano folk americano rimaneggiato alla sua maniera.
Nel 1967 fu Paul McCartney a volerlo sul palco del Monterey International Pop Festival, l’evento clou della ”Summer of Love”, e quei 40 minuti di caos, con il chitarrista a mimare rapporti sessuali con lo strumento fino a darlo alle fiamme dopo averlo cosparso di liquido per accendini, cambiarono il volto della musica rock per sempre.
Ma per Jimi iniziarono i guai. Prima l’insoddisfazione che lo porto a sciogliere la sua band, la ”Jimi Hendrix Experience”, e a indebitarsi fino al collo per registrare i successivi album sempre alla ricerca di qualcosa da sperimentare. Poi la droga, con l’arresto all’aeroporto di Toronto nel 1969 per possesso di hashish ed eroina. Infine Woodstock e la morte prematura che non ha tuttavia mai sbiadito la sua immagine.
Numerose le manifestazioni in programma per celebrare l’anniversario. Per due settimane a partire da oggi verra’ aperto al pubblico l’appartamento di Londra in cui Hendrix ha vissuto con l’amica Kathy Etchingam, nel quartiere di Mayfair. L’appartamento e’ oggi di proprieta’ del museo dedicato al compositore Georg Friedrich Haendel, ma in occasione dei 40 anni della morte di Jimi, i responsabili hanno deciso di inaugurare una mostra a lui dedicata e di aprire le porte ai visitatori. A Milano, presso la galleria Photology in via Moscova, il chitarrista verra’ ricordato con una esposizione di suoi ritratti intitolata ”Hendrix Now”.
A Forli’, presso la Rocca di Caterina Sforza, ci sara’ una mostra di memorabilia del cantante, con particolare riguardo all’unico tour effettuato in Italia nel 1968.
Fonte: Agenzia Asca