Yolanda Gigliotti, nota con il nome d’arte di Dalida, nasce il 17 gennaio 1933, da genitori emigrati dall’Italia in Egitto, a Choubrah, piccolo sobborgo alle porte de Il Cairo. La sua infanzia è turbata da un disturbo agli occhi che la costringe ad indossare gli occhiali e che la renderà leggermente strabica.
Inizia a farsi notare per il suo bell’aspetto già a 17 anni vincendo il concorso di bellezza “Miss Ondine”. Poi viene eletta Miss Egitto: la vittoria le offre l’opportunità di iniziare a farsi strada nel mondo del cinema. Nel film “Giuseppe e i suoi fratelli” presta la voce per doppiare Rita Hayworth e recita poi nel 1954 nei film “La maschera di Tutankhamon” di Marc de Gastyne e “Un bicchiere, una sigaretta”.
È il 1956 quando, ispirandosi al film “Sansone e Dalila”, decide di adottare il nome d’arte Dalila. Sarà poi Fred Machard, scenarista della “Villa d’Este”, a consigliarle di sostituire la seconda ‘L’ con la ‘D’, di Dio Padre, e lei accetta. Nello stesso anno registra il primo 45 giri con “Madona”, versione francese di “Barco negro”, successo della portoghese Amalia Rodriguez. Registra anche “Bambino” (traduzione della canzone napoletana “Guaglione”), lanciata da “Radio Europe 1”, e dal suo direttore Lucien Morisse, di cui Dalida si innamorerà.
In due anni sono più di 500.000 le copie dei dischi di Dalida vendute in Francia. Recita in “Rapimento al secondo ufficio”, di Jean Stelli, con Frank Villard. Si esibisce in un récital a Il Cairo, dove canta la versione italo-francese di “Come prima”, per cui riceve un premio Bobino in, “Piove”, successo di Domenico Modugno e “Gli zingari (“Les Gitans”), rifacimento di una canzone spagnola. Dalida si fa conoscere in Italia cantando “Gli zingari” durante il “Musichiere”, trasmissione tv condotta da Mario Riva, poi incide “La canzone di Orfeo” e “Milord”, la canzone portata al successo, in italiano, da Milva. Nel 1959 ottiene l’Oscar della canzone (ex-aequo con Tino Rossi). Un anno dopo riceve l’Oscar di Radio Monte Carlo come vedette preferita dagli ascoltatori e riceve inoltre il Gran Premio della canzone per l’interpretazione in francese di “Romantica”, dal Festival di Sanremo 1960.
L’8 aprile 1961 sposa Lucien Morisse davanti al sindaco del XVI° arrondissement parigino. Pochi mesi dopo incontra a Cannes Jean Sobieski, giovane e bellissimo pittore, di cui si innamora. Dalida lascia Morisse e si trasferisce col nuovo amore a Neuilly. Con Charles Aznavour vince l’Oscar per la canzone 1961, precedendo Gloria Lasso ed Edith Piaf. Tre anni più tardi è la prima donna a vincere il disco di platino per aver venduto più di 10 milioni di dischi. Sempre nel 1964 segue il Tour de France (sarà vinto da Jacques Anquetil), cantando più di 2000 canzoni lungo 29300 km. Nel 1965 i risultati di un sondaggio nazionale dicono che Dalida è la cantante preferita dai francesi.
Nello stesso anno recita in “Menage all’italiana” , con Ugo Tognazzi, Romina Power e Paola Borboni, incide “La danse de Zorba” (in italiano “La danza di Zorba”), su un base di sirtaki, “Amore scusami” (cover di un successo di John Foster), “Cominciamo ad amarci” e “La vie en rose”, storico cavallo di battaglia di Edith Piaf, scomparsa due anni prima. Dopo una storia di tre anni con Christian de la Mazière, nel 1966 instaura una relazione con l’italiano Luigi Tenco.
Il Festival di Sanremo, che l’aveva corteggiata negli anni precedenti, nel 1967 ospita Dalida che canta insieme a Luigi Tenco “Ciao amore ciao”, scritta dallo stesso Tenco. Dalida inciderà la canzone anche in francese, mantenendo stesso titolo. Colpita dalla bellezza della canzone, pare sia stata la stessa Dalida a convincere il cantautore piemontese a partecipare alla manifestazione; addirittura gli organizzatori, che l’avevano esclusa in prima battutta, la fecero poi partecipare al Festival perché Dalida minacciava di non prendervi più parte.
La giuria poi elimina “Ciao amore ciao” e il 26 gennaio Luigi Tenco si suicida con un colpo alla tempia. È Dalida che entrando nella stanza d’albergo di Tenco lo trova rivolto per terra. La cantante, che chiedeva di fermare il Festival, lascia Sanremo per volontà degli organizzatori.
Il 26 febbraio Dalida tenta di togliersi la vita a Parigi in maniera molto lucida: finge di recarsi all’aereoporto di Orly per depistare il suo staff, affitta la camera 410 all’hotel “Principe di Galles”, utilizzando il suo nome Yolanda Gigliotti, appende sulla porta il biglietto su cui è scritto “Si prega di non disturbare” e ingerisce molti farmaci dopo aver scritto tre lettere: una all’ex marito, una alla madre in cui le dice di non disperarsi, ed una al pubblico che adorava. Una cameriera, insospettita dal fatto che una luce accesa filtrava dalla porta della stanza, non riordinata da 48 ore, avverte il direttore che entra da un’altra stanza e trova Dalida in coma. Dopo cinque giorni la cantante esce dal coma e si salva.
Un anno dopo partecipa a “Partitissima” (ex “Canzonissima”) e vince con “Dan dan dan”. Ritirando il premio, Dalida dice “Lassù qualcuno è contento”, riferendosi evidentemente a Luigi Tenco. È una vittoria chiacchierata e sofferta: chiacchierata perché considerata “politica”, dovuta più all’enorme pubblicità che il tentato suicidio le ha procuratche a meriti effettivi. Nello stesso anno recita in Italia recita in “Io ti amo”, film di Antonio Margheriti con Alberto Lupo. Il 18 giugno 1968 ottiene il titolo di “Commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere”, conferitole dal presidente francese Charles De Gaulle, e il 5 dicembre è la prima donna a ricevere la medaglia della Presidenza della Repubblica.
Nel 1969 Dalida si innamora di un ragazzo italiano di 22 anni di nome Lucio, ma le pressioni del suo staff – che teme uno scandalo – la inducono presto a desistere dal continuare la storia. Un anno dopo Dalida va in Nepal e soggiorna in un ashram per studiare la religione indù, e dedicarsi intensamente alla ricerca interiore.
Nel 1975 il Quebec nomina Dalida “personaggio più popolare”, dopo Elvis Presley, e “donna dell’anno”, insieme a Jackie Kennedy.
La carriera è sempre più trionfale, ma il male di vivere si ripresenta nel 1977 e spinge nuovamente Dalida a tentare il suicidio. Nel 1981 Dalida festeggia i 25 anni di carriera con la consegna di un disco di diamante per aver venduto 86 milioni di dischi in tutto il mondo e per aver interpretato ben 38 dischi d’oro in 7 lingue. All’inizio del 1986 Dalida parte per l’Egitto, dove recita nel film “Il sesto giorno”, di Youssef Chahine. Tornando a Parigi dichiara che, dopo aver rivisto i luoghi della sua infanzia, è stanca e incapace di riprendere la vita e i ritmi di sempre.
Approfittando del lungo ponte in occasione della festa dei lavoratori, Dalida architetta un piano lucido e disarmante: sabato 2 maggio 1987 Dalida chiama il fratello-manager Orlando che le annuncia di aver rinviato un previsto servizio fotografico a causa del freddo; la sera, la cantante dice alla cameriera che farà tardi perché ha intenzione di recarsi a teatro e le chiede di svegliarla verso le 5 pomeridiane del giorno successivo. In realtà, con la macchina fa il giro dell’isolato, per poi barricarsi nella sua villa della rue d’Orchamps ed ingerire un cocktail di barbiturici.
A Montmartre, il 3 maggio 1987, Dalida si toglie la vita, a vent’anni dal primo tentativo e a dieci dal secondo.
Accanto al corpo lascia appena un biglietto: “La vita mi è insopportabile. Perdonatemi.”.Tra i primi a scoprire la tragedia vi è il fratello Orlando, nominato erede universale ed oggi custode intransigente dell’immagine di Dalida. La morte di Dalida lascia sotto shock la Francia intera; ai funerali, lo storico Claude Manceron la saluta dicendo: “Yolanda arrivederci. Dalida grazie.”. Dalida riposa nel cimitero di Montmartre a Parigi.
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