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LA DONNA DEL GIORNO: Giovanna D’Arco

LA DONNA SIMBOLO DELL’UNITA’ FRANCESE– Care lettrici,  buone feste! Oggi vi parliamo di una delle donne della storia che hanno lasciato il segno indelebile.  Simbolo dell’amore patriottico e dell’unità della Francia,  ha ispirato molti scrittori come Shakespeare, Schiller e Shaw e musicisti come Verdi, Listz, e Cajkovskij.   Il suo nome è  Giovanna D’Arco e noi oggi, a seicento anni dalla sua nascità, l’omaggiamo ripercorrendo, insieme a voi, le tappe più importanti della sua vita.

 Giovanna d’Arco nasce il 6 gennaio 1412 a Domrémy, in Lorena, in una Francia che da circa cinquant’anni  è un paese continuamente in subbuglio, soprattutto a causa dei feudatari che mirano a superare in potenza il sovrano e sobillati dalla monarchia inglese che punta conquistare la nazione. Giovanna è la figlia più piccola di una famiglia di poveri contadini, è a 13 anni, narra la storia, Dio manda una voce per guidarla. Già in tenera età era solita a passare le sue giornate in preghiera, si confessava più volte e spesso non solo udiva “voci” celesti, ma aveva anche strane e sorprendenti visioni.

Alla morte dei re Enrico V di Inghilterra e Carlo VI di Francia, avvenute entrambe nel 1422, gli inglesi proclamarono Enrico VI, allora ancora bambino, re di Inghilterra e di Francia. L’erede legittimo al trono francese, Carlo VII, detto il Delfino, si rifiutò di abdicare ribadendo i suoi diritti di successione al trono, ma non potè far celebrare la sua incoronazione secondo il rito ufficiale che avrebbe dovuto tenersi nella città di Reims, allora sotto il dominio inglese.

Nel 1429, forte della sua fede, convinta di essere stata scelta da Dio per salvare la Francia piegata dalla guerra dei Cent’anni, Giovanna D’Arco, umile pastorella diciassettenne e analfabeta, dopo aver percorso 2500 chilometri si presenta alla corte di Carlo VII chiedendo di poter cavalcare – senza nessun comando – alla testa dell’esercito che andava a soccorrere Orléans, stretta d’assedio dall’esercito di Enrico VI.

Nonostante la diffidenza dei consiglieri Giovanna D’Arco convince il Delfino che cede alle sue richieste. Così Giovanna, che aveva infiammato l’animo di tutti i francesi, sostenuta dalle acclamazioni delle genti dei villaggi e degli uomini d’armi, con un bianco stendardo sul quale vi erano scritti i nomi di Gesù e Maria, si pone alla testa dell’esercito che si proponeva di condurre alla vittoria.

Tra maggio e luglio la Pulzella e il suo esercito rompono l’assedio di Orléans, liberano la città e sconfiggono i nemici. È  il 7 luglio 1429 quando Carlo VII viene finalmente consacrato re. Alla grande vittoria purtroppo il sovrano, incerto ed esitante, non fa seguire un’azione militare risolutiva e Giovanna D’Arco viene lasciata sola.  Invano l’8 settembre organizza un’azione sotto le mura di Parigi.  Nonostante fosse stata ferita dalla freccia di un arciere nemico continua a combattere ma, alla fine, suo malgrado, deve obbedire ai capitani e ritirarsi da Parigi.

Giovanna però non si arrende, nella primavera del 1430 vuole marciare su Compiègne per difenderla dagli anglo-borgognoni. Durante una ricognizione cade in un’imboscata subendo l’umiliazione di essere catturata e consegnata a Giovanni di Lussemburgo, che la cede a sua volta come bottino di guerra agli Inglesi. Carlo VII non tenta neppure di liberarla.

Comincia allora il martirio del carcere e l’onta dei processi.  Tradotta a Rouen, davanti a un tribunale di ecclesiastici, nel 1431 viene incolpata di eresia ed empietà, false accuse che tendevano a celare il significato politico della sua condanna.  All’alba del 30 maggio 1431 la Pulzella d’Orlèans viene arsa viva. Tra il fumo e le faville, mentre già il suo corpo era avvolto dalle fiamme, fu udita gridare con voce forte, per sei volte: “Gesù!” – poi chinò la testa e spirò. “Siamo tutti perduti! – gridarono i carnefici – abbiamo bruciato una santa”.

Diciannove anni dopo, quando Carlo VII rioccupa Rouen, Giovanna viene riabilitata. Canonizzata nel 1920, Giovanna d’Arco ha ispirato scrittori e musicisti, come Shakespeare, Schiller, Giuseppe Verdi, Liszt  e G. B. Shaw, esaltata come simbolo di fede, di eroismo e di amore patriottico.

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