Susan Abigail Tomalin nace a New York, il 4 ottobre 1946 in una famiglia molto religiosa. Per ribelarsi alla severità con cui viene cresciutà, è un’adoloscente ribelle e anticonformista. Dopo essersi laureata in un’Università Cattolica a Washington, sposa poco più che ventenne l’aspirante attore Chris Sarandon (di cui manterrà il nome, anche dopo il divorzio nel 1979). I ue vanno insieme all’audizione per il film “Joe – La guerra del cittadino Joe” e per un scherzo del destino è proprio Susan ad essere scritturata nonostante si fosse presentata solo per gioco.
È qui che comincia la sua carriera, ma è solo qualche anno dopo, quando interpreta il personaggio della sensuale e stralunata protagonista dell’eccentrico musical “The Rocky Horror Picture Show” (The Rocky Horror Picture Show, 1975) di Jim Sharman, che diventa una star. Dotata di una recitazione istintiva che la porta a puntare su una forte sensualità e un temperamento incisivo ed impetuoso, la Sarandon si fa strada grazie alla sua personalità e alla sua indipendenza di donna. Impegnata anche politicamente, non smette mai di battersi per i diritti dei più deboli e il rispetto delle minoranze (nel 1968 è stata addirittura arrestata per aver preso parte ad una manifestazione contro la guerra in Vietnam). Ma è il cinema il suo vero amore, ed esso ricambierà rendendola una mito.
A partire dagli anni ’80 arriva un successo dietro l’altro: è la disincantata Sally invischiata in una storia di droga nel drammatico “Atlantic City, Usa” di Louis Malle, con la memorabile scena in cui, spiata da Burt Lancaster, si spalma il seno di limone; una delle tre amiche alla ricerca del loro principe azzurro nello stravagante “Le streghe di Eastwick” di George Miller; la quarantenne insoddisfatta che instaura una passionale relazione con un ricco ma infelice ventisettenne nel drammatico “Calda emozione” di Luis Mandoki; e l’insofferente cameriera che cerca con la sua amica la felicità attraverso un viaggio in automobile nello straordinario “Thelma & Louise”di Ridley Scott, con Geena Davis.
Dopo qualche film di medio livello, finalmente nel 1995 arriva il giusto riconoscimento per la sua straordinaria bravura: le viene assegnato l’Oscar come Migliore Attrice Protagonista per la sua sommessamente incisiva interpretazione della suora laica cattolica chiamata da un condannato a morte (interpretato da Sean Penn) a fargli da assistente spirituale, nel lirico “Dead Man Walking”, diretto da Tim Robbins, suo compagno dal 1988 (e da cui ha avuto due bambini) fino al 2009. Negli anni seguenti l’attrice continua a regalare straordinarie interpretazioni in film di livello più o meno discutibile. Uno dei suoi ultimi film è il riuscito “Elizabethtown”di Cameron Crowe, in cui recita con Orlando Bloom. Tra gli successi di questi ultimi anni ci sono anche “Come d’incanto” e “Nella valle di Elah”.
Susan Sarandon continua con il suo impegno politic, dal 2010 è anche l’ambasciatrice di buona volontà e si prepara ad instradare sulla sua stessa strada la figlia Eva (le due hanno già recitato insieme in diversi film, come “Due amiche esplosive”), avuta nel 1985 da una relazione col regista italiano Franco Amurri. Ma la cosa che più ci si augura è che continui ad infiammare lo schermo con quel suo sguardo così magnettico che impedisce allo spettatore di non restare conquistato da quel suo fascino così dolce ed inquietante.
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