C’erano una volta milioni di appassionati alla tv per vedersi una gara insignificante della propria squadra del cuore. Adesso, salve qualche nostalgico o appassionato che su Facebook (non a caso il social dei più anziani) parla della propria squadra del cuore, lo sport sta vedendo ridursi gli appassionati assidui giorno dopo giorno.
A farne le spese è soprattutto il calcio, lo sport per eccellenza in Italia. A tal punto che chi praticava qualche sport minore si lamentava della scarsa attenzione.
Ma andiamo a vedere cosa sta succedendo.
Il calcio non appassiona più i giovani come una volta
Come detto, il calcio non sta appassionando più come una volta. A partire dai millenial, infatti, molti di loro o hanno perso la passione oppure si sono rifugiati in altre attività. In parte, del resto, c’è da capirli vista la mole di soldi che gira intorno a questo sport e i numerosi scandali che lo hanno attraversato.
C’è chi dice che sia anche perché i calciatori vengono visti come persone privilegiate che fanno la bella vita, che non siano particolarmente attenti al sociale. La verità non si sa però resta il dato che gli stadi si stanno svuotando e, salvo le finali delle grandi competizioni, ormai i grandi numeri sono un lontano ricordo.
Chi non segue il calcio si divide tra chi non è sportivo e chi, invece, segue altri sport. La differenza in tal senso è netta: chi pratica sport minori lo fa in maniera assidua, anche acquistando abbigliamento ad hoc come le scarpe air force 1 per il basket o le aste per chi fa atletica leggera.
Invece, chi pratica il calcio molte volte lo fa in maniera amatoriale, senza prepararsi adeguatamente.
Si cercano nuove forme di aggregazione sociale
Oltre il calcio c’è di più. E i giovani cercano nuove forme di aggregazione sociale. A far accelerare questo processo, c’è stato anche il fatto che per tutta la stagione 2019/2020 gli stadi, per legge e a causa del Covid-19, erano vuoti.
E, quindi, c’è chi si è rivolto altrove. Anche con ciò viene spiegato il successo di altre attività come il trekking e la scoperta di sentieri sconosciuti fino a qualche tempo prima. Erroneamente, si diceva che l’esplosione del web avrebbe reso tutti un po’ più pigri.
In realtà, questa è una lettura superficiale poiché non si tratta di pigrizia o meno. Ma semplicemente di tempi che cambiano.
Il web ha rivoluzionato tutto
Già menzionato precedentemente, l’esplosione del web ha cambiato le carte in tavola. Tra, quindi, l’ingresso prepotente di nuovi social network – TikTok su tutti – e i vari lockdown più o meno forzati, i giovani hanno trovato nuove strade per poter esprimere se stessi.
Tanto è vero che se negli anni ’90 i più piccoli sognavano di fare il calciatore, oggi il desiderio è quello di essere influencer. Una rivoluzione in tal senso che ha portato anche a un’altra conseguenza.
Le giornate sono di 24 ore, comprese quelle per dormire, studiare e lavorare. Se nel tempo libero ci si mette sui social, ovviamente non si scende in strada a giocare. E, questo, quindi, alla lunga disaffeziona la persona allo sport. In primis, come detto, dal calcio.
La crisi morde
Non c’è praticamente una sola cosa che non è aumentata in questo periodo. Perfino l’abbonamento per vedere le partite in tv o sui propri device costano una cifra che, di questi tempi, può essere considerevole. E se la crisi morde, qualcosa bisogna pur tagliare.
Questo aspetto riguarda il calcio in particolare. Perché, come detto, se gli appassionati di sport minore tendono, riprendendo quanto detto prima, a scegliere abbigliamento e sneakers adatte, come le nike af1 per parlare sempre del basket, per il calcio la questione è diversa.
Perfino l’abbonamento allo stadio costa una cifra che, soprattutto in alcune parti d’Italia, è quasi improponibile. Lo stipendio resta uguale e i prezzi salgono, quindi delle scelte devono essere fatte.
E se il calcio vuole recuperare l’entusiasmo che c’era fino a qualche anno fa, deve cambiare notevolmente. Altrimenti rischia di implodere pericolosamente su se stesso.