La Lega Anti Vivisezione (Lav) ha reso noto con un comunicato che il gip di Trento ha deciso di riaprire la vicenda giudiziaria sull’uccisione dell’orsa Daniza, respingendo la richiesta di archiviazione della Procura di Trento.
L’orsa, madre di due cuccioli, morì lo scorso 10 settembre, durante un tentativo di cattura, dopo che la Regione aveva emesso l’ordinanza di cattura perché era stata ritenuta pericolosa in quanto aveva aggredito un cercatore di funghi nei boschi di Pinerolo.
La vicenda finì anche nelle prime pagine dei quotidiani stranieri e sollevò lo sdegno degli animalisti che protestarono prima della cattura dell’orsa e dopo la sua uccisione, in quanto l’orsa è morta a causa di una dose troppo elevata di narcotizzante, a ridosso della stagione invernale. Inoltre fu evidenziato come l’orsa nel caso dell’aggressione avrebbe in modo del tutto naturale cercato di difendere i suoi due cuccioli. Gli animalisti avevano anche denunciato il fatto che i due cuccioli sono rimasti orfani proprio a ridosso della stagione invernale e che ciò avrebbe potuto mettere a rischio la loro vita. Tanto che fu attivata immediatamente una fase di monitoraggio dei piccoli orsetti.
Nell’esprimere soddisfazione, la Lav ha spiegato che il gip “ha ritenuto che si potesse configurare la responsabilità del veterinario che ha preparato la dose per narcotizzare Daniza”. Per questo, sottolinea la Lav, ieri, il gip “ha depositato il provvedimento con il quale ha respinto la richiesta di archiviazione della procura di Trento e chiesto l’iscrizione nel registro degli indagati per il veterinario”.
“Chiediamo che si vada a fondo su questa vicenda, accertando le responsabilità anche tra i vertici della Provincia”, ha poi aggiunto la Lav, spiegando che la Procura aveva osservato che l’ordinanza di cattura di Daniza era stata adottata seguendo il piano di azione per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi.
La Lav ricorda che aveva già avanzato l’ipotesi di imputabilità per il reato di maltrattamento e uccisione di animali, sottolineando che è stata pertanto “bocciata la linea della Procura che aveva escluso il maltrattamento dal momento che aveva ritenuto che il veterinario avesse comunque agito in un quadro normativo chiaro, ovvero che le operazioni di cattura dell’orsa rientravano in un caso previsto dalle norme e anche dai protocolli”.
Ma secondo il gip, il veterinario non avrebbe avuto “un’adeguata capacità di contrastare in modo efficace la complicanza della narcosi sostanziatasi nell’ipossiemia indotta dall’uso della medetomidina. Nel momento topico si è verificato un inappropriato approccio da parte del veterinario”.
Una vicenda definita “drammatica e gravissima anche per i suoi cuccioli rimasti orfani precocemente per irresponsabilità umane”.
“Nessuna fatalità, Daniza è stata uccisa“, ha poi concluso l’associazione animalista che aveva denunciato per violazione dell’articolo 544 bis del Codice Penale, anche il Presidente della Provincia di Trento, il Vice Presidente della Regione e l’Assessore alla caccia.
“Tutta la vicenda che ha portato alla morte dell’orsa dalla presunta aggressione all’altrettanto presunto cercatore di funghi, fino al provvedimento di cattura e alla successiva telenarcosi, presenta moltissimi punti oscuri”, ha commentato l’Ente azionale protezione animali (Enpa).
“Archiviare il procedimento – ha poi aggiunto l’Enpa- sarebbe equivalso ad una resa: la rinuncia a sbrogliare una matassa intricata, accertando eventuali condotte colpose o peggio ancora dolose e chiamando i responsabili, specie se pubblici ufficiali, a rendere conto delle loro azioni”.
“La morte di Daniza è un fatto scandaloso e quei milioni di italiani che hanno dato vita ad una mobilitazione senza precedenti pretendono sia accertata la verità e chiedono sia fatta giustizia, come chiedono di avere notizie ufficiali anche sui due cuccioli, che – ci auguriamo – siano ora in letargo”, ha infine dichiarato l’ente di protezione animali.