Spari e morti davanti alle moschee a Tripoli
Ieri il colonnello Gheddafi ha incitato il popolo, lo ha invitato a combattere fino alla morte, a danzare e ballare perchè la rivoluzione non è morta. Ieri è iniziato l’ultimo atto della storia di Gheddafi, ed è iniziato in piazza Algeria, la piazza dove Mussolini fece costruire il duomo cattolico.
Prima sono apparsi i fedeli, i musulmani del quartiere, poi dalle navate della cattedrale si è alzato un rombo sordo: un gruppo di fondamentalisti islamici che ha gridato “Allah è grande, Allah è la soluzione”. Da lì sono partiti i primi colpi di kalashnikov: qualcuno ha riportatto di aver visto dei morti e una decina di feriti.
Da quel momento, dalla sparatoria in piazza Algeria, se ne sono susseguite altre, in altri punti della città. I posti di blocco sono rafforzati, schierati davanti agli edifici chiave del potere, ma il regime non riesce più a controllare le menti dei tanti libici che torneranno in piazza.
Nel frattempo il figlio di Gheddafi, Seif, vuole trattare cpm o ribelli. “Non abbiamo mai ucciso civili, i nostri aerei hanno colpito solo depositi di munizioni. Le tv arabe stanno mentendo. Nessuno ha bombardato uomini, donne o bambini. Il popolo libico è unito con il suo leader. Questi terroristi frantumeranno la Libia“.
fonte: La Repubblica