Lucarelli e il maschilismo nei talent, mentre tutte le donne sognano i calciatori

La blogger impenitente Selvaggia Lucarelli, neo acquisto del Fatto Quotidiano, come sempre non ha peli sulla lingua e in un suo intervento non ha risparmiato i talent, sparando a zero sui programmi popolari, tipici della massificazione e omologazione dei media.

lucarelli

“C’è un settore che non conosce crisi: le giurie dei talent”, ha scritto la Lucarelli, sottolineando che “ogni anno, tra alzatori di palette, coach, polemici a gettone, luminari di canto, tango argentino, pattinaggio e trippa alla romana, c’è un tasso di occupazione e opportunità che neanche durante la febbre dell’oro. Per non parlare poi di sostituzioni e campagne acquisti che infiammano dibattiti e groupie di giurati, specie quando ci sono addii storici come quello di Morgan a X Factor“.

Lucarelli e le giurie dei talent

Tuttavia, la Lucarelli ha però evidenziato come “nelle giurie dei talent, tranne rare eccezioni, le donne o sono in minoranza o sono innocue o sono uomini”.
“C’è uno strisciante e forse poco consapevole maschilismo per cui in un ruolo che richiede autorevolezza e credibilità alla fin fine i produttori vedono meglio gli uomini”, ha pertanto sostenuto la blogger.
Ad esempio ad X Factor, prosegue la Lucarelli, “accanto ad Elio, Fedez e Mika ci sarà Skin, che comunque è lesbica dichiarata e anche solo a guardarla, se dovessi chiedere una mano per un trasloco, chiederei più a lei che a Mika. In quello inglese le donne sono sempre state la metà della giuria e tutte con esperienze musicali importanti e in quello americano edizione 2013 il mitico Simon Cowell era addirittura in compagnia di ben tre donne: Demi Lovato, Paulina Rubio e Kelly Rowland“.

Stesso scenario anche a The Voice dove vi è una sola donna, Noemi oppure a MasterChef: “Non ne parliamo neanche. Noi donne, angeli del focolare, nei talent sulla cucina ci trasformiamo nell’anticristo”, ha scritto in modo sarcastico la blogger che ha poi ricordato che anche a MasterChef Junior “spunta fuori la madre di Joe Bastianich ma giusto perché i concorrenti sono bambini e lì una donna nella vesti di mamma è nel suo ruolo”.

In questo elenco, la Lucarelli sottolinea che a Italia’s got talent “con Zilli e Littizzetto vi è maggiore equilibrio nonostante anche nel programma “Bisio e Matano siano i veri mattatori del gruppo”. Non poteva mancare la frecciatina a Ballando con le stelle dove vi è “un’unica donna, Carolyn Smith“.

Amici con Bertè un’eccezione

Per la Lucarelli l’unica vera eccezione sono i talent di Maria De Filippi, da Amici a Tu si que vales, dove le donne sono molto presenti e “sono anche ben più ficcanti dei vari Argentero o Francesco Renga“.

Insomma, la Lucarelli non risparmia neanche il governo sottolineando che se gli uomini “ci piazzano in un talent giusto per fare colore come le ministre renziane” e lancia una pietra a favore ad Amici che “con il recente arrivo di Loredana Bertè nella giuria di Amici, giustizia è stata fatta. Cazzuta, politicamente scorretta, impopolare e lucida al di là di ogni previsione, potrebbe avere un contraddittorio con chiunque, dal rapper Briga a Matteo Salvini e li annienterebbe comunque. Fosse per me io la manderei anche in Libia a trattare col governo. Se poi dovesse allungare fino a Sirte, secondo me la Bertè, magari un po’ incazzata perché da quelle parti il califfo ha proibito alcol e sigarette, farebbe indietreggiare pure l’Isis”.

La donna che sogna i calciatori

Un dibattito che mira ad una riflessione sul tema della donna in tv che potrebbe in parte rientrare nel dibattito riguardante lo sfruttamento del corpo e dell’immagine femminile nella pubblicità, per cui recentemente è stato più volte evidenziato come la donna sia solo impiegata come un oggetto. Dagli anni Ottanta, con il modello dei programmi televisivi di Mediaset, nel quale la donna viene soprattutto mostrata come soubrette, arrivando alle trasmissioni di stampo “Non è la Rai” e alle “veline” di Striscia la notizia, il ruolo della donna non è certo quella di leader. Eppure, questo modello sembra perdurare anche nel XXI secolo e non è di certo il tema delle “quote rosa” che potrebbe risolvere il problema anche nei format televisivi. Per molte, anche “le quote rosa” potrebbe essere visto come un elemento ulteriormente discriminante e le lotte femministe degli anni Sessanta e Settanta, di certo non avevano questo scopo, quanto invece quella di una riabilitazione culturale.

Non a caso, la Lucarelli in un’intervista a Sky ha in parte riassunto il male del secolo, affermando che “il sogno nel cassetto di ogni donna sarebbe quello di avere un flirt con un calciatore” non solo per il suo successo ma anche perché vengono visti come dei veri e propri sex symbol.

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