Armani Hotel a Dubai = Extra Lusso
Chi poteva pensare di andare proprio a Dubai a insegnare il lusso??? Poteva pensarlo solo Giorgio Armani, che infatti l’ha pensato e l’ha fatto. E ha inaugurato, nella capitale del lusso arabo eretto a monumento di se stesso, il suo primo albergo, tutto in toni suadenti dal greige al nero, perfetta lezione di minimalismo soft. E sì, perché anche il minimalismo – nella filosofia armaniana – non deve essere esagerato, altrimenti cade nell’opposto.
Così ‘re Giorgio’ – per un giorno ‘sceicco Giorgio’ – ha tagliato il nastro dell’Armani Hotel nel Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo: 828 metri con 160 piani tra albergo (10), residenze e uffici. Insieme con lui, Mohammed Alabbar, presidente del gruppo Emaar ed elegante versione armaniana del ricco imprenditore arabo.
E’ stato lui, più di 5 anni fa, a convincere lo stilista a occuparsi di alberghi: non manca nulla infatti nelle stanze che vanno dagli 800 euro ai 13 mila della super suite da 300 mq. E negli 8 ristoranti (anche un milanesissimo Peck con vendita di prodotti nostrani) come nella spa e nell’ Armani Privé. Mancano invece i classici banconi per concierge e reception nella hall, perché ogni ospite ha un lifestyle manager che accorre a qualsiasi ora per qualunque problema.
Tutto è ipertecnologico e lineare, ma insieme caldo e importante, tra lacche nere, legno, seta e pelle. Tutto è curatissimo: Armani ha disegnato personalmente perfino i dossier con le informazioni per gli ospiti. E anche le saponette, a forma di pietra: le avrebbe volute nere, come quelle laviche di Pantelleria, ma non sono riusciti a fargliele. Unico neo – si fa per dire – di un lavoro maniacale durato 5 anni durante i quali lo stilista a Milano disegnava e Alabbar a Dubai controllava “perché Armani è molto esigente“. Pare che i due si siano intesi bene: la loro è una “bella scommessa”, quella di far capire al mondo arabo come si vive alla maniera di Armani, che in fondo è un modo molto italiano di concepire il lusso come confortevole raffinatezza. In attesa che il mondo impari, tutta l’operazione Burj Khalifa, cioé la costruzione del grattacielo e la realizzazione dell’albergo e del resto, è costata a Emaar 1,5 miliardi di dollari.
Quanto all’hotel “nonostante la crisi globale, abbiamo investito più di quanto previsto all’inizio e ci vorranno 8 anni per raggiungere il punto di pareggio” ha aggiunto Alabbar. Il prossimo passo sarà l’apertura (fine 2011) dell’Armani Hotel a Milano che “avrà un pizzico di milanesità in più, sarà più ricco come mobili e colori, come una casa milanese“. Seguiranno i resort a Marrakesh e a Marassi, vicino Alessandria d’Egitto. E dovunque “lo stile Armani dovrà essere riconoscibile“. La prossima sfida di questo imprenditore che una ne fa e cento ne pensa? “Vorrei realizzare alberghi per igiovani che non hanno tanti soldi. Non intendo degli ostelli, ma hotel da 150 euro a notte. Sarebbe l’operazione che ho fatto da molti anni nella moda con Emporio, Armani Jeans ed Exchange“.