La crisi politica entra nel vivo, Mattarella sta compiendo le consultazioni per cercare di dar vita a un nuovo Governo: serve celerità. I possibili scenari per dar vita a un Esecutivo solido e compatto.
Il nuovo Esecutivo dovrà prendere forma quanto prima, Mattarella l’ha fatto capire a più riprese e lo ripete da settimane: aumentano le scadenze, con Recovery Plan ed eventuali strategie da mettere a punto, così come le incertezze. Occorre far presto, ma serve anche unità d’intenti e quest’ultima sembra difficile da trovare. Se è vero che alcuni partiti di maggioranza hanno dato la propria disponibilità a un ritorno di Giuseppe Conte al timone dell’Esecutivo, è impossibile negare come la figura del Premier dimissionario si sia assottigliata nei margini di credibilità e, appunto, fiducia.
Gli italiani restano spettatori più o meno consapevoli, ancora in forse la chiamata alle urne (scenario che il Presidente della Repubblica vorrebbe tenere per ultimo in quanto cosciente della reticenza di molti che non hanno preso bene la crisi di Governo in un momento così difficile per il Paese).
A questo punto rimangono percorribili altre strade, non meno impervie: l’iter costituzionale prevede quattro step ben precisi. Consultazioni, incarico, nomina e giuramento. La palla, dunque, almeno inizialmente, passa ai partiti: fra oggi e domani sarà delineato un quadro più chiaro e se ci dovesse essere accordo attorno a un nome per l’incarico da Premier – cosa altamente improbabile con l’attuale scenario politico – Mattarella passerebbe alla fase successiva.
Lo stallo politico, tuttavia, impone un viatico più complesso: il Presidente della Repubblica, anche alla luce delle reticenze mostrate non solo da Italia Viva di Renzi – che comunque lascia aperta la porta al dialogo per un eventuale Conte ter partendo, però, da concetti diversi rispetto al passato – ma anche da Salvini e Meloni più inclini al ritorno alle urne, potrebbe propendere per un pre-incarico esplorativo attorno a un nome maggiormente plausibile che potrebbe emergere al secondo giro di consultazioni.
L’incarico a formare un nuovo Governo ci sarebbe, a tempo, per mandarlo in porto. In caso di fallimento – come successe a Bersani nel 2013 – si ricomincia con un incarico esplorativo a uno dei due Presidenti delle Camere che avranno il compito di ricompattare le incongruenze delle forze politiche. Accadde già nel 2018 con Casellati e Fico.
Infine potrebbe esserci anche l’ipotesi di un ruolo pro-attivo da parte di Mattarella, simile a quello di Scalfaro nei governi Amato e Ciampi. O, più recentemente, Napolitano all’interno del Governo Monti. I precedenti non mancano, anche se la via più plausibile – al momento – resta un Esecutivo di larghe intese attorno a un nome di fiducia dato dal Presidente della Repubblica attorno a cui le forze politiche dovranno districarsi. Le possibilità, dunque, sono molteplici. L’intento resta uno: trovare una soluzione in tempi ragionevoli. È finito anche il tempo per gli imprevisti. Vietato sbagliare, ancora una volta.