Mogol e Battisti sono stati un duo formidabile: nessuno si aspettava che a un certo punto dividessero i propri percorsi artistici, ma perché successe?
I falò di Ferragosto hanno sempre riportato in auge la coppia dell’epoca d’oro della musica leggera italiana: Mogol e Battisti.
Il musicista e il paroliere consolidarono la propria collaborazione verso la fine degli anni Sessanta, e bisogna ringraziare Mogol, il cui vero nome è Giulio Rapetti, se Battisti superò la sua proverbiale timidezza e si rassegnò a cantare da solo le proprie canzoni.
I due collaborarono dal ’65, anno in cui sfornarono uno dei primi successi firmati a quattro mani: Balla Linda. Arrivò poi Un’Avventura nel 1969, anno in cui Battisti partecipò a Sanremo e incise il suo primo album. Nel corso di tutto il decennio tra il 1970 e il 1980 Mogol e Battisti pubblicarono un numero enorme di canzoni che fanno ancora parte del patrimonio musicale italiano, ma nel 1980 improvvisamente si separarono.
Si parlò a lungo di incompatibilità caratteriali tra i due autori, ma Mogol ha recentemente rivelato che la verità è ben diversa e che a creare gli attriti principali furono motivi economici.
Nel 1970 Mogol e Battisti decisero di lanciarsi in una vera e propria impresa che avrebbe reso ancora più solido e fecondo il loro rapporto artistico e personale.
I due infatti decisero di intraprendere un viaggio a cavallo che partì da Milano per conclusdersi a Roma attraversando varie località tra cui Sarzana – La Spezia.
Al termine di quel viaggio i due ebbero l’ispirazione per scrivere quello che a tutti gli effetti è uno dei loro capolavori assoluti: Emozioni.
Il sodalizio che cominciò in quell’anno proseguì raggiungendo vette altissime per i dieci anni successivi, sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista delle vendite di dischi.
All’epoca la ripartizione dei guadagni tra i due autori dei brani interpretata da Battisti non era equa: lo ha spiegato Mogol in un passaggio molto discusso del suo nuovo libro Il Mio Mestiere È Vivere La Vita.
“Allora c’era questa formula per cui il musicista prendeva l’8% e il paroliere il 4%, la Siae voleva così. Battisti quando ha iniziato era un dilettante, eppure io non ho mai voluto fargli firmare nessun documento sotterraneo. Sempre il 4% a me l’8% a lui” ha spiegato il paroliere, che ha lasciato intendere che all’epoca fosse in voga la pratica molto comune di aggirare le imposizioni SIAE.
Da un certo punto in poi, quando fu chiaro che fosse la combinazione dei loro talenti a consentire la produzione in serie di grandi successi, Mogol decise di proporre un nuovo accordo che dividesse in maniera identica gli introiti delle vendite destinati agli autori.
“Quando abbiamo venduto i diritti dei brani alla Numero Uno ho detto che avrei scritto alla pari: 6% a lui e 6% a me, altrimenti non avrei più scritto. Da allora Lucio ha cominciato lavorare con altri” ha rivelato.
C’è da dire che la scelta di Battisti non fu affatto felice. Da quel momento in poi le vendite cominciarono a calare, così come anche la popolarità di Battisti, lasciato indietro dall’evolversi del gusto del pubblico e dall’irruzione della musica pop internazionale nel mercato discografico italiano.
Mentre Battisti affidava la scrittura dei testi alla moglie Grazie Letizia Veronese, Mogol cominciava fruttuose collaborazioni con altri giganti della musica d’autore italiana.
Per Riccardo Cocciante scrisse Cervo a Primavera e Se Stiamo Insieme, canzone che vinse il Festival di Sanremo nel 1991. Per Mango scrisse invece l’iconica canzone Oro e successivamente Mediterraneo e Monna Lisa.
Un altro momento di enorme successo arrivò nel momento in cui Mogol decise di collaborare con Adriano Celentano, per il quale scrisse i testi di Io Non So Parlar D’Amore e L’Arcobaleno, canzone tra l’altro dedicata proprio alla memoria di Lucio Battisti, scomparso nel 1998.
Anche Adriano Celentano è tornato al centro dell’interesse pubblico in questi ultimi giorni: le sue rivelazioni sulla relazione clandestina con Ornella Muti hanno provocato la feroce indignazione di Naike Rivelli.