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Mutilazioni genitali femminili: almeno 500 mila casi in Italia

In occasione della Giornata internazionale contro le mutilazioni dei genitali femminili (Mgf) che si celebra ogni anno il 6 febbraio, l’associazione Plan, impegnata nella tutela dell’infanzia nei Paesi poveri ha rinnovato l’appello alla firma di una petizioneBecause I am a Girl” al Governo italiano affinché s’impegni a ridurre il fenomeno e ad eliminarlo dal territorio nazionale.


“Le Mgf seguono il flusso migratorio, per cui in Europa vi sono moltissimi casi e purtroppo l’Italia ne detiene il primato”, denuncia l’associazione, rinnovando il suo appello al governo affinché “s’impegni ad affrontare la sfida della riduzione ed eliminazione delle Mgf in Italia e in tutti i Paesi in cui vengono ancora praticate, mediante leggi e sanzioni rigorose per i trasgressori e l’istituzione di assistenza sanitaria gratuita per tutte le vittime che soffrono per le complicanze, favorendo, inoltre, la diffusione di informazioni sul tema insieme alla condivisione di esperienze che dimostrano l’efficacia dell’abbandono delle Mgf”.

Secondo i dati in Italia vi sono “almeno 500 mila” bambine vittime di Mgf. A livello mondiale si parla di 125 milioni di bambine e donne che convivono con le conseguenze fisiche e psichiche di una mutilazione genitale. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità il fenomeno tocca ben 3 milioni di casi all’anno.

Le mutilazioni genitali femminili sono prevalenti in 29 Paesi in Africa e in Medio Oriente. In Egitto, Eritrea, Mali, Sierra Leone e nel nord del Sudan, il fenomeno riguarda l’80% della popolazione femminile. Una pratica che viene inflitta dall’età infantile fino ai 15 anni d’età.

La Convenzione di Istanbul, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, siglata nell’aprile 2011 è stato il primo trattato a riconoscere l’esistenza delle Mgf in Europa e la necessità di affrontare il fenomeno in modo sistematico.

Firma la petizione online sulle Mgf clicca qui “Because I am a girl“.

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