Una vittoria per molte associazioni e gruppi attivi contro la discriminazione di genere giunge dalla Gran Bretagna dove il noto quotidiano britannico The Sun, dopo 44 anni di esistenza, ha deciso di togliere dalla famosa pagina 3 le modelle in topless.
Per molti attivisti, le foto delle modelle nude erano ritenute immagini sessiste, offensive e anacronistiche. Tanto che era stata anche avviata una raccolta di 200 mila firme promossa da gruppi di femministe che avevano coinvolto anche numerosi politici oltre la Manica.
Tuttavia, la tradizione sarà mantenuta nella versione online del tabloid di proprietà di Rupert Murdoch. La versione è stata infatti pubblicizzata dal sito del quotidiano che ha anche riservato una sezione con gli archivi delle fotografie della terza pagina. Al di là della più stretta polemica sessista, come riferisce il Fattoquotidiano, pare che la scelta sia dovuta anche per ragioni commerciali, in quanto pare che nella Gran Bretagna del XXI secolo sia tornato un po’ di sano “moralismo” e che siano gli stessi inserzionisti a non gradire più quelle donne in stile anni Ottanta e Novanta, messe in terza pagina a seno nudo.
Per un membro del movimento “No More Page 3”, si tratta di una “notizia storica” che “potrebbe essere un enorme passo contro il sessismo nei media”.
Contro la pubblicità sessista in Italia
Anche in Italia si sta sempre più attivando una rete contro il sessismo nei media e nella pubblicità. Tanto che il comune di Bologna, lo scorso novembre ha approvato una delibera con la quale ha apportato una modifica al “Regolamento per l’applicazione dell’imposta di pubblicità e per l’effettuazione del servizio delle pubbliche affissioni”, in cui si oppone a immagini volgari, violente o sessiste nelle pubblicità affisse in città.
Una misura mirata a promuovere comportamenti corretti tra gli operatori del settore al fine di far accettare agli inserzionisti pubblicitari il Codice di Autodisciplina Pubblicitaria e i principi in materia di dignità delle persone.