Covid, nuovo Dl. L’Italia si prepara ad un’altra stretta e sarà quasi tutta in zona arancione a partire da domenica. Palestre e piscine restano chiuse fino al 5 marzo. Divieto di asporto di cibi e bevande dai bar dopo le 18. Tutti i dettagli
L’Italia è stretta nella morsa del Covid. E’ attesa per l’entrata in vigore del nuovo Dl (decreto legge), a partire dal 16 gennaio. Ulteriori divieti e restrizioni accompagneranno i cittadini fino al prossimo 5 marzo. Il governo Conte, alle prese con la crisi di governo formalizzata con le dimissioni dei ministri di Italia Viva, ha pensato a ulteriori limitazioni da introdurre per contenere la diffusione dei contagi da Coronavirus. Nei giorni scorsi era circolata l’ipotesi di un piano da 100 giorni in zona rossa, poi smentita categoricamente dal ministro della Salute Roberto Speranza.
Con il nuovo Dl, approvato lo scorso 13 gennaio e che proroga le misure di Natale, poco cambia rispetto alle limitazioni con le quali gli italiani hanno imparato a convivere ormai da quasi un anno. Le novità sono sostanzialmente poche. Sintetizziamo di seguito.
Il governo ha approvato il nuovo decreto legge al quale, però, verrà affiancato un Dpcm contenete ulteriori disposizioni decise in accordo con le Regioni. Si punta a contenere, il più possibile, la diffusione dei contagi. L’esecutivo Conte, però, a distanza di quasi un anno dall’inizio della pandemia, è intenzionato ad invertire la rotta nella gestione dell’emergenza sanitaria. In tal senso, è significativo l’ultimo intervento in Parlamento di Roberto Speranza. “Dovremo continuare a convivere con la circolazione del virus – ha detto il ministro – fino a quando le vaccinazioni non avranno un forte effetto epidemiologico. Non dobbiamo farci nessuna illusione”.
L’obiettivo è, quindi, quello di non compromettere l’andamento della campagna vaccinale. Tra le altre cose, l’Italia, è al primo posto in Europa per il più alto numero di somministrazioni ad oggi effettuate. E’ pur vero, però, che la crisi economica morde ed è necessario trovare un punto di equilibrio tra la tutela della salute pubblica e il diritto al lavoro, costituzionalmente garantito a tutti. Ecco perché il governo spinge, oggi più di ieri, per una convivenza con il virus. La pensa allo stesso modo anche Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico-scientifico. Il medico 67enne, in un’intervista realizzata con Quotidiano.net, ha detto che “Non possiamo permetterci di tenere chiuso il Paese fino alla fine dei contagi. L’Italia deve imparare a convivere col virus. Più pericolosa la didattica a distanza del ritorno in classe col buonsenso”.
Commercianti e imprenditori chiedono da tempo al governo misure che consentano di poter lavorare in sicurezza, nonostante il virus. Tra i settori più colpiti dalla crisi scaturita dal Covid c’è quello della ristorazione. Proprio oggi partirà l’iniziativa #ioApro1501 alla quale hanno aderito baristi e ristoratori da tutta Italia per dire no ai divieti introdotti dal governo. Le cose non vanno meglio per il turismo, con le città d’arte svuotate di presenzE dall’estero ormai da quasi un anno. Hotel, alberghi e bed and breakfast sono con l’acqua alla gola. Non si incassa ma ci sono costi fissi da coprire e, i ristori, non bastano. In molti casi, poi, non sono mai arrivati. Molte di queste strutture hanno già chiuso definitivamente. La speranza degli operatori turistici è che si possa ripartire almeno dalla primavera, per non perdere una seconda stagione lavorativa.
La crisi economica è grave, forse la più complessa dalla fine del secondo dopoguerra. La Confcommercio stima che, nel 2021, circa 300mila attività chiuderanno definitivamente. E la situazione potrebbe precipitare con lo sblocco dei licenziamenti a fine marzo. Gli analisti parlano di un possibile boom di disoccupati.
Bisogna accelerare per uscire dal tunnel. Non c’è più un attimo da perdere. Le due emergenze, quella sanitaria e quella economica, viaggiano di pari passo. Grandi speranze sono riposte nei vaccini ma, nel frattempo, c’è bisogno di ripartire, seppure in sicurezza.