In attesa dell’udienza in Cassazione sull’omicidio Meredith, fissata al 25 marzo, emergono alcune indiscrezioni sulla linea difensiva di Raffaele Sollecito.
Il ricorso alla Cassazione è stato presentato da Sollecito e Amanda Knox, condannati, lo scorso ottobre 2014, rispettivamente a 25 e 28 anni di carcere, dalla Corte d’assise d’appello di Firenze, per l’omicidio dei Meredith Kercher, la studentessa inglese, trovata morta a Perugia, nel novembre del 2007.
Secondo la difesa di Sollecito, il ricorso evidenzia ben 200 elementi tra “sviste, lapsus ed errori grossolani” della sentenza della Corte d’assise d’appello, per cui i legali del ragazzo pugliese, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori, chiedono l’annullamento della condanna.
Il ricorso presentato è di 653 pagine e 144 allegati, con cui i legali hanno suddiviso per capitoli gli errori dei giudici fiorentini: tra questi viene contestata la sentenza della Corte d’Assise nella parte in cui è indicata la presenza di più soggetti nella casa del delitto sulla base delle tracce di sangue evidenziate con il luminol dalla polizia scientifica.
I legali di Sollecito hanno indicato un documento successivo degli stessi investigatori che esclude invece i reperti ematici: secondo Bongiorno e Maori nella sentenza di secondo grado, “si confonde” l’impronta di scarpa insanguinata di Rudy Guede (giudicato con il rito abbreviato, sta scontando 16 anni di reclusione) attribuita invece ad un piede nudo della Knox.
Inoltre, viene indicato che si tratta della stessa traccia che ritenuta inizialmente delle calzature di Sollecito portando al suo arresto ma poi rivelatasi “pacificamente” dell’ivoriano.
Tra gli altri elementi viene anche contestata la prova genetica, tra cui il Dna di Sollecito che per l’accusa è stato trovato sul gancetto del reggiseno della Kercher: “Della questione si è occupato autonomamente il mondo scientifico, ritenendo inaffidabile quella traccia”, ha sottolineato la difesa, che chiede l’annullamento della condanna, senza rinvio, ovvero rendendolo definitivo da subito oppure, in subordine rimandando il procedimento ad altri giudici per un nuovo esame.
Nei giorni scorsi, Sollecito ha concesso alcune dichiarazioni, raccontando come in questi ultimi otto anni abbia avuto la vita sospesa. Mentre Sollecito sarà presente in aula, mercoledì prossimo, la Knox seguirà l’esito della sentenza della Cassazione dagli Stati Uniti.