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Paternità: non solo gravidanza tardiva per le donne, aumentano anche i “padri-nonni”

 Non solo l’età media delle donne che hanno la prima gravidanza è aumentata, ma anche quella dell’uomo. E’ quanto emerge da uno studio presentato al Ministero della Salute nell’ambito del lancio del 38esimo Congresso nazionale della Società italiana di endocrinologia (Sie) in programma a Taormina dal 27 al 30 maggio.

Il presidente della Sie, Andrea Lenzi ha spiegato che il primo figlio arriva sempre più spesso al di là dell’età fertile dell’uomo ovvero nella fascia dei 20-30 anni e il fenomeno riguarderebbe il 30% dei nuovi papà italiani: “Il nostro Paese in Ue è in cima alla classifica dell’età media del concepimento più alta”, ha detto Lanzi.

In questo scenario, la seconda o la terza paternità è un fenomeno molto diffuso sopra i 50 anni che riguarda ad esempio anche molti personaggi pubblici come Vittorio Gassman, Michele Placido, Gianfranco Fini, Flavio Briatore o Corrado Passera, mentre la prima paternità tra i 35-40 anni è un fenomeno più recente.
“Nel nostro Paese a partire dagli anni ’80 l’età in cui si fa il primo figlio è aumentata di 10 anni, passando dai 25 ai 35 anni. Con estremi però che arrivano a superare i 40 anni. La definizione padri-nonni non indica adulti sessantenni, ma sopra i 45 anni: perché fare un figlio a 40-45 anni vuol dire averne 65 quando il figlio è maggiorenne”, sottolinea il presidente Sie.ù

“Purtroppo la nostra società ha assegnato alla riproduzione un ruolo tardivo, marginale e dedicato più a soddisfare il desiderio della coppia con il figlio come ultimo gadget della realizzazione sociale, dimenticando che la fertilità sia maschile che femminile è massima fra i 20 e i 30 anni. Tuttavia, la scienza sta utilizzando anche questa criticità non solo per venire incontro alle nuove richieste di schiere di aspiranti padri-nonni, ma anche per capire i meccanismi biologici cellulari e molecolari della fertilità maschile, e quindi recuperare la potenzialità fecondante del maschio ora drammaticamente in declino”.

Gli esperti ricordano come la spermatogenesi sia un fenomeno continuo fino alla tarda età e consente di ottenere una gravidanza anche in età molto avanzata. Tanto che la ricerca è ora indirizzata allo studio degli effetti dell’invecchiamento non solo sull’efficienza della spermatogenesi, ma anche sull’integrità della struttura del Dna dello spermatozoo e sulla componente genetica.
“Recenti studi hanno dimostrato gli effetti negativi sui parametri nemaspermici di livelli troppo elevati o troppo bassi di vitamina D. È necessario approfondire il ruolo di tale sostanza sulla potenzialità fecondante maschile”, hanno reso noto i ricercatori.

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