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Vivi con la TV costantemente accesa? Forse la paura del silenzio è il tuo peggior nemico: come affrontarla

La paura del silenzio spesso non è consapevole, ma i suoi sintomi sono numerosi e soprattutto estremamente diffusi. Ecco cosa dice di noi e come possiamo superarla.

Se si chiedesse a un certo numero di persone quali sono le loro più grandi paure, quasi sicuramente la paura del silenzio non sarebbe tra le risposte più comuni. Al contrario, la paura del silenzio è qualcosa di cui spesso non siamo consapevoli e di cui possiamo soltanto intuire la presenza attraverso comportamenti inconsci che mettiamo in atto ogni giorno.

I sintomi della paura del silenzio

(Pexels)

Anche se la paura del silenzio può sembrare una paura difficile da individuare e da definire, in realtà le persone che non sono a proprio agio in un ambiente silenzioso si comportano più o meno tutte allo stesso modo e hanno tutte gli stessi bisogni e gli stessi obiettivi.

Lo scopo inconscio condiviso da tutti coloro che hanno paura del silenzio è quello di rimanere il meno possibile in un ambiente privo di suoni o di rumori.

Per questo motivo tra i sintomi più comuni ci sono:

  • Tenere costantemente accesa la TV o la radio
  • Ascoltare musica o podcast quando svolgono attività noiose e che non producono suono (stirare, riordinare, compilare documenti)
  • Aver bisogno di interrompere qualsiasi momento di silenzio, anche breve, che si verifichi durante una conversazione. Per farlo pronunciare esclamazioni, fare colpi di tosse oppure cominciare un discorso a caso
  • Fare chiamate telefoniche o addirittura videochiamate quando si deve camminare a piedi per un lungo tratto
  • Addormentarsi con la televisione accesa o riuscire ad addormentarsi solo ascoltando musica
  • Diventare dipendenti da rumori bianchi (i classici “rumori di fondo”) come quello di un aspirapolvere o di un phon. Su Youtube è addirittura possibile ascoltare ore e ore di rumori bianchi registrati e montati in maniera da coprire lunghissimi intervalli di tempo

Naturalmente tutti abbiamo deciso, almeno una volta nella vita, di ascoltare musica mentre svolgiamo attività ripetitive o abbiamo telefonato a un amico mentre facevamo un lungo percorso a piedi per avere un po’ di compagnia: se questi possono essere classificati come comportamenti episodici non si può parlare di una vera e propria paura del silenzio.

Il problema sorge nel momento in cui la mancanza di rumori ambientali o del suono di una voce crei un vero e proprio malessere psicologico a una persona, costringendola a “riempire” il vuoto sonoro con un qualsiasi escamotage.

Non riuscire ad addormentarsi senza il suono di una voce o di un rumore bianco è un chiaro esempio di paura del silenzio, soprattutto se non è un comportamento limitato in un breve arco di tempo ma caratterizza tutta la vita di una persona.

Perché abbiamo paura del silenzio?

(Pexels)

I motivi per cui una persona non si sente a proprio agio in un ambiente silenzioso sono tutti riconducibili alla paura dell’introspezione.

Quando siamo immersi nel silenzio totale o quasi totale, infatti, siamo soli con i nostri pensieri e siamo costretti, volenti o nolenti, a fare i conti con i nostri sentimenti e le nostre sensazioni.

Si può dire quindi che tutti gli stratagemmi utilizzati da coloro che non sopportano di rimanere troppo a lungo in un ambiente silenzioso servano principalmente a non sentire i propri pensieri e, di conseguenza, il proprio malessere personale.

Le persone che non amano il silenzio non sono davvero in pace con se stesse e temono l’affiorare di pensieri spiacevoli e incontrollati nei momenti in cui la guardia si abbassa e la mente comincia a vagare formulando pensieri automatici.

Come si può intuire facilmente, per superare la paura del silenzio in realtà bisogna riuscire a indagare profondamente la propria psiche e capire cosa ci spaventa, quali situazioni irrisolte ci tormentano.

La terapia psicologica può essere fondamentale per cominciare e portare avanti questa analisi nella maniera più fruttuosa possibile, poiché un professionista sarà in grado di fare le domande giuste per aiutare il paziente a mettere a fuoco i propri problemi.

In genere si tende a sottovalutare la gravità di problematiche come questa ma si tratta di un grave errore. Bisogna sempre tener presente, infatti, che ignorare a lungo i segnali che il nostro inconscio ci invia è sempre una pessima idea, poiché a lungo andare i problemi potrebbero diventare più gravi, quindi necessariamente più difficili da risolvere come attacchi di panico e d’ansia.

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