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Pericolo per i bambini nell’era digitale: calo della creatività

Un libro che è già diventato un bestseller, intitolato “Lasciateli giocare” ha evidenziato i pericoli per i bambini che utilizzano troppo gli strumenti digitali.

Il saggio, scritto da Peter Gray, psicologo e biologo al Boston College,  si è basato su una ricerca condotta sul tema di come la società di internet e degli smartphone danneggia la fantasia dei più piccoli. E’ emerso che i bambini che non sviluppano il gioco con altri bambini coetanei sono meno creativi di quelli che giocano all’esterno, passando il loro tempo libero magari arrampicandosi sugli alberi o ad ideare giochi con i compagni.

Nel saggio sono stati riportati i test condotti su un campione di bambini nelle scuole elementari americane, tra il 1985 e il 2008, che hanno effettuato il cosiddetto Test di Torrance, che valuta la capacità creativa dei soggetti attraverso tre parametri: la capacità di fornire molte risposte (Fluency), non scontate (Originality) e  il buon grado di dettaglio (Elaboration).

Dai risultati si registra un calo dell’85% della capacità creativa nelle nuove generazioni, condottate dall’era internet e apparecchi “smart”, come tablet e smartphone. Non solo calo della creatività ma anche condizioni che provocano tristezza e causa ansia, disinteresse, stress e aggressività.

Secondo i dati, nel 2012 oltre 2 milioni di bambini si sono collegati ad Internet, di cui il 44%  di un’età tra i 5 e 13 anni. Inoltre 9 minorenni su 10 utilizzano la rete in modo costante, il 72% maneggia abitualmente smartphone e tablet dei genitori già a soli 8 anni e il 96% di loro è su Facebook, con un’età di iscrizione media al social network pari a 13,6 anni.

Anche per l’Italia la situazione non è ideale: in un rapporto Save the Children ha evidenziato che solo il 25% dei bambini italiani può giocare in cortile, il 37% cresce in città e un 47% non legge un libro all’anno. Inoltre, vi sono mancanza di spazi per i bambini e limiti per i costi e orari per cui solo 2 bambini su 10 in Italia possono. Un divario regionale per cui Sicilia, Campania e Calabria sono tra le Regioni con meno spazi di gioco collettivi a disposizione mentre solo a Bolzano, in Valle d’Aosta e in Toscana ci sono spazi verdi adeguati, ma sfruttati solo nel weekend.

“Privare i bambini del diritto al gioco è sbagliato, ed è ora di smetterla”, ha sottolineato lo psicologo, ricordando che non solo si tratta di una “prigione digitale” ma vi è anche la responsabilità del comportamento dei genitori e delle istituzioni scolastiche: “Genitori e insegnanti dovrebbero rivoluzionare i propri pensieri educativi. In casa, in giardino, in vacanza, i bambini non dovrebbero essere vigilati da vicino né indotti a partecipare (sempre) a sport rigidamente organizzati. Meglio spogliarsi, dipingersi, giocare con un giornale o perfino fare a gara a chi si rinchiude meglio nell’armadio, sfidando la paura”, scrive lo psicologo.
“Anche la disciplina scolastica rigida non è necessaria, come dimostrano i casi di scuole come la Sydbury Valley School del Massachussets, dove sono gli allievi a decidere come e quando imparare a scrivere, fare di conto ed adoperare un computer”, ha poi aggiunto, denunciando anche le ansie dei genitori che sono iperprotettivi: “Così facendo si impedisce loro di imitare gli adulti di cantare una canzone e di inventarne una nuova, di gestire la dose di paura che possono sopportare e di essere quindi incapaci di accogliere quelle che arriveranno dopo, a scuola e nello sport”.

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