Il quotidiano il “Giornale” ha lanciato una polemica provocatoria per cui il male oscuro della scuola si celerebbe dietro alla troppa presenza di donne.
In base ai dati, l’85% del personale scolastico sarebbe rappresentato dalle donne per cui per il “Giornale” gli uomini sarebbero sempre più portati ad allontanarsi dal sistema educativo. Un sistema nel quale i bambini fin da piccoli crescono circondati dalle donne: fin dall’asilo nido alle scuole superiori. Elemento per cui, i giovani non avrebbero una figura maschile di riferimento con la quale identificarsi.
Questo sistema si rifletterebbe anche nel rendimento scolastico: tanto che ricorda Ida Magli, autrice dell’articolo, è risaputo che le ragazze sono migliori dei maschi a scuola.
“Non ci potrebbe essere una dimostrazione migliore che viene fornito un insegnamento più adatto alle menti femminili che a quelle maschili in quanto è diverso il modo con il quale i maschi guardano ai problemi, li penetrano (termine significativo con il quale abbiamo sempre qualificato l’intelligenza)”, scrive la Magli.
Una critica alternativa alla riforma della scuola per cui l’autrice ricorda che l’innovazione potrebbe consistere nell’introduzione di cicli di lezione con i miglior specialisti per cui “non ci sarebbero più le logore ripetizioni di insegnanti che per trenta o quarant’anni parlano sempre delle stesse cose, ma i più grandi storici, i più grandi matematici, i più grandi architetti, i più grandi musicisti d’Italia e del mondo esporrebbero con la semplicità e la chiarezza che contraddistinguono coloro che sono assolutamente padroni di ciò che dicono, i diversi cicli di lezioni, di cui la Società di edizione curerebbe la traduzione nella lingua italiana per quanto riguarda gli specialisti stranieri”.
Un esempio in parte calzante, in quanto in India, Francia e Gran Bretagna è stata lanciata la sperimentazione della “scuola fra le nuvole“. Un sistema di insegnamento che mira a far si che gli studenti elaborino da soli la loro conoscenza attraverso delle ricerche impostate su un tema lanciato da un professore.
E così, conclude la Magli, “il ruolo degli insegnanti potrebbe essere quindi quello di assistere insieme agli studenti alle lezioni televisive e poi discuterle e, se necessario, spiegarle nelle ore a ciò predisposte”.
Una soluzione che potrebbe riportare un po’ d’uguaglianza di genere e al fatto che nel sapere “i maschi non mancano mai”.