Sei Carabinieri di stanza a Piacenza sono stati arrestati: avevano trasformato la caserma in una piazza di spaccio.
Il lockdown non ha messo in ginocchio soltanto le attività commerciali lecite: a soffrire della chiusura totale dei porti e delle altre vie di comunicazione internazionali e interregionali sono stati anche coloro che si dedicavano a commerci illegali di sostanze stupefacenti.
a Piacenza un gruppo di Carabinieri ha deciso di approfittare della situazione inserendosi in quel “vuoto” lasciato dai normali fornitori internazionali di droga agli spacciatori piacentini.
Sei appartenenti all’arma hanno infatti deciso di creare un’organizzazione dedita allo spaccio formata esclusivamente da Carabinieri e che aveva come centro logistico proprio la caserma di Piacenza, oggi messa sotto sequestro.
La vicenda ha dell’incredibile, soprattutto dopo le rivelazioni emerse in merito alle accuse di cui gli imputati dovranno rispondere in tribunale.
Spaccio, estorsione e torture: le accuse per i Carabinieri arrestati a Piacenza
Il sistema era tanto semplice quanto efficace. Grazie ai propri contatti e alle possibilità offerte dalla divisa, i sei Carabinieri di stanza in una caserma di Piacenza riuscivano a mettere le mani su ingenti quantità di droga e hanno deciso di rivenderla ai tossicodipendenti della zona “ingaggiando” gli spacciatori attivi sul territorio.
Molti di questi ultimi, che avevano rapidamente esaurito le scorte di droga a causa dei blocchi delle frontiere imposte dalla pandemia di Coronavirus, hanno trovato conveniente l’imprevedibile alleanza con le forze dell’ordine.
Alcuni altri però hanno deciso di opporre resistenza e di non acquistare dall’Arma le sostanze da immettere sul mercato degli stupefacenti. Proprio coloro che avrebbero preferito non mettersi in affari con i Carabinieri sono stati letteralmente costretti a farlo, attraverso metodologie violente che vanno dal pestaggio alla tortura.
Arresto illegale, lesioni personali, estorsione e tortura sono quindi i capi d’accusa relativi al trattamento degli spacciatori, per una volta identificati completamente come vittime di una situazione assolutamente paradossale di cui dovranno rispondere i militari di Piacenza.
Durante la recente conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli della vicenda sono state mostrate delle fotografie in cui uno degli spacciatori era a terra sul pavimento della Caserma, ammanettato e sanguinante. Le sue ferite erano state causate della furia dei Carabinieri, che non erano riusciti a convincere l’uomo a rivelare dove si trovava un grosso carico di droga ancora in circolazione e di cui i militari intendevano impossessarsi.
Purtroppo non è la prima volta che, nella recente storia italiana, i Carabinieri si macchiano di atti di violenza selvaggia nei confronti di persone inermi. L’esempio più sconvolgente fu il caso del pestaggio a morte di Stefano Cucchi, il ragazzo tossicodipendente morto per le percosse ricevute in carcere. All’epoca, due dei Carabinieri coinvolti del processo si sono dichiarati parte civile, schierandosi contro i colleghi accusati del pestaggio.
Oltre alle accuse relative al trattamento delle loro vittime, le altre di cui i Carabinieri di Piacenza dovranno rispondere sono: traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, peculato (appropriazione indebita di un bene commessa da pubblico ufficiale che approfitta dei privilegi della sua funzione pubblica), abuso d’ufficio e falsità ideologica.
Il capo della Procura di Piacenza, Grazia Pradella, ha avuto parole durissime nel commentare proprio la condotta morale degli uomini che hanno mancato di rispetto all’Arma dei Carabinieri: “Faccio fatica a definire questi soggetti come Carabinieri, perché i loro sono stati comportamenti criminali. Non c’è stato nulla di lecito in quella caserma”.
Il Procuratore Pradella ha definito i reati commessi dai sei uomini come “impressionanti”, con l’enorme aggravante che, chi se ne è macchiato ha macchiato prima di tutto l’onore dell’Arma di cui portava la divisa.
Ad aggravare ulteriormente la già inaccettabile posizione dei militari sono arrivate le intercettazioni telefoniche in cui affermavano di aver messo in piedi un’associazione criminale di tipo piramidale e si vantavano del proprio stato di intoccabili e irraggiungibili dalla mano della giustizia.
In attesa dello svolgimento del processo, durante il quale saranno con ogni probabilità definiti colpevoli, i sei Carabinieri di Piacenza recentemente arrestati sono stati già immediatamente sospesi dall’impiego. A diramare l’ordine è stato il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, che ha promesso già rigorosi provvedimenti disciplinari a carico dei militari.