Siamo dotati di emozioni e queste influiscono sul nostro comportamento quotidiano, ma ci siamo mai soffermati a pensare a quali atti compiamo quando siamo felici o quando siamo tristi?
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A quanto pare quando ci sentiamo un pò giù quando siamo tristi abbiamo la tendenza a comprare. Crediamo che se compriamo un oggetto che ci piace e che desideriamo questo ci renda felici e ci faccia tornare il buon umore. E’ come se fossimo convinti che la nostra felicità è legata al denaro che possediamo per poter comprare quello che ci piace.
La nostra felicità dipende dall’acquisto, per capirci meglio quante volte abbiamo pensato che possedere l’ultimo modello di un cellulare ci fa sentire felici? Oppure indossare un capo firmato quanto ci può far sentire più desiderate? Per quanto banale possa sembrare questo modo di pensare sembra essere davvero reale, ma è anche vero che subito dopo aver comprato quello che ritenevamo importante al fine della nostra felicità già è diventato ordinario e inizia ad annoiarci e allora andiamo alla ricerca di un nuovo oggetto del desiderio ed il processo ricomincia.
Alla base di questa voglia di comprare c’è la noia, la paura di guardare al nostro interno alla nostra interiorità per capire qual è il senso della nostra vita. L’acquisto ci distrae dal pensare a dal riflettere su noi stessi e su quello che facciamo. Purtroppo questo consumismo è radicato alla base della nostra società e condiziona anche il nostro modo di comportarci con l’altro. Chi fa acquisti costanti lo fa perchè si sente infelice e cerca di colmare questo vuoto interno con gli oggetti. In realtà la felicità non ci viene data dagli oggetti bensì dalle esperienze e dalla relazione con gli altri. Di queste esperienze ne avremo memoria in eterno mentre l’oggetto materiale con il passare del tempo viene accantonato e dimenticato.
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